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Prima (dura) sconfitta di Trump...il dollaro accusa il colpo

Pubblicato 26.03.2017, 15:59
Aggiornato 04.10.2023, 19:20


Donald Trump, al primo vero test politico, ha subito una cocente sconfitta; l'abrogazione dell'Obamacare (ossia del piano di assistenza sanitaria attualmente in vigore in USA) è stata rigettata dal Governo USA, costringendo l'attuale amministrazione a ritirare la proposta per mancanza di un sufficiente numero di adesioni.

Si tratta della prima vera e propria sconfitta politica del nuovo presidente americano, pugnalato alle spalle dal suo stesso schieramento politico che detiene la maggioranza in parlamento.

Se l'impatto economico della mancata abrogazione dell'Obamacare è pressochè nullo, il mercato finanziario ha iniziato a rendersi conto che l'ambizioso programma di rilancio dell'economia americana (riforma fiscale e incremento della spesa pubblica) potrebbe trovare nell'impasse politico un ostacolo non trascurabile...per nulla!

Pertanto, sulla scia delle prime difficoltà di Trump, il mercato azionario americano nella giornata di mercoledì 22/3 ha fatto registrare il calo maggiore da Ottobre 2016 perdendo più dell'1% in un'unica seduta, placando tra l'altro, anche l'euforia degli investitori nelle altre principali piazze finanziarie mondiali.

La prima disfatta di Trump, infatti ha assunto il ruolo di wake up call (brusco risveglio) dei mercati azionari in progressivo apprezzamento da inizio Novembre.

Nel mercato valutario la vittima principale è stata il dollaro USA (USD) in persistente indebolimento rispetto sia all'Euro (EUR) sia allo YEN (JPY) mentre, per ciò che attiene le materie prime, il principale contraccolpo è stato subito dal rame oltre che dal petrolio (WTI e BRENT) che ha proseguito il trend di calo delle quotazioni in atto ormai da inizio anno (-10%).

Eppure, i dati preliminari circa l'andamento dell'attività economica nel mese di Marzo (PMI manifatturieri e del settore terziario) hanno continuato ad evidenziare un buon stato di salute delle principali economie mondiali ed in particolare dell'Eurozona....

La settimana dal 27 al 31 Marzo sarà caratterizzata per l'avvio delle procedure di uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea con il premier Theresa May che il 29-3 farà "scattare" l'articolo 50 del Trattato di Lisbona e darà formalmente il via alle negoziazioni relative sia all'adempimento delle residue pendenze della Gran Bretagna ma soprattutto inerenti agli accordi commerciali e di libera circolazione delle persone.

Per ciò che attiene la divulgazione di dati macroeconomici relativi al mese corrente, l'attenzione degli operatori di mercato sarà rivolta a :

- giovedì 30/3 : inflazione tedesca prevista in lieve calo rispetto al mese precedente (HICP al +1,9% su base annua dal +2,2% di Febbario)
- venerdi 31/3 : PMI manifatturiero e dei servizi cinese; sempre lo stesso giorno sarà divulgato l'indicatore dell'inflazione americana sotto attenta osservazione da parte della FED ossia il PCE relativo al mese di Febbraio (le attese sono di un decremento al +1,7% dal +1,8% su base annua di Gennaio).

IL MERCATO AZIONARIO

La scorsa settimana è stata caratterizzata per un significativo incremento della volatilità sui mercati azionari mondiali ed in specie americani, che pur mantenendosi in territorio ampiamente positivo da inizio anno, hanno letteralmente azzerato i guadagni di Marzo.

Degna di nota è la sensibile rotazione settoriale in atto che ha sinora determinato un brusco calo del settore finanziario a vantaggio di Utilities, Healthcare e Tech.

Inoltre, le società domestiche di piccole dimensioni (rappresentate dall'indice Small Cap 2000) hanno considerevolmente sotto performato le Blue Chips (-2,72% vs -1,52% del Dow Jones).

Sostanzialmente invariati nella settimana i principali mercati azionari europei, sostenuti da segnali di ripresa economica sempre più evidenti ; male, invece, il mercato azionario giapponese ( NIKKEI 225 -1,33%) maggiormente sensibile all'instabilità geopolitica causata dalle azioni militari della Corea del Nord.

VALUTE E MATERIE PRIME

Sul fronte valutario da segnalare il persistere del trend di indebolimento del USD con il Indice del Dollaro prossimo ai valori minimi da inizio anno (99,59 in calo del 2,64% rispetto alle principali controparti valutarie dal 31/12/2016).

Euro, invece, in deciso rafforzamento soprattutto per merito degli ottimi dati PMI seppur preliminari per il mese di Marzo.

Sterlina (ancora!) estremamente volatile; dapprima in decisa ripresa per merito del forte dato sulle vendite al dettaglio in Gran Bretagna nel mese di Febbraio e di un'inflazione in netta ripresa (che potrebbe indurre la Banca Centrale ad alzare i tassi d'interesse una volta avviato il BREXIT) ed in nuovo indebolimento sul finire della settimana per i timori che Theresa May non abbia del tutto abbandonato la posizione "dura" nelle trattative con Bruxelles.

Prosegue gradualmente il recupero di valore dei preziosi (Future Oro e Future Argento) sulla scia sia della "debolezza relativa " del USD sia del nervosismo degli operatori di mercato causato dagli ostacoli politici che sta incontrando Donald Trump.

Sotto pressione ancora il prezzo del Future Petrolio Greggio WTI in attesa che i tagli alla produzione effettuati dall'OPEC siano estesi per ulteriori sei mesi dato il recente notevole incremento delle scorte americane.

IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO

Settimana poco movimentata per il mercato dei Titoli di Stato Sovrani mondiali, con il rendimento del decennale USA ormai stabilmente sotto la soglia psicologica del 2,50% e nonostante l'inatteso taglio dei tassi d'interesse russi dello 0,25% (ora pari al 9,25%) a seguito di segnali di ripresa dell'economia domestica e di calo significativo dell'inflazione (ora pari al 4,6% dopo aver raggiunto ben il 17% nel 2016!).

Maggior turbolenza, invece, nel settore obbligazionario societario ad alto rendimento (rappresentato da società con rating inferiore a BBB-) dove, il calo del prezzo del petrolio in atto negli ultimi tre mesi, ha nuovamente ravvivato le possibilità di default di società del settore Oil&GAS molto indebitate.

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