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Riscossa cinese. E' vera gloria?

Pubblicato 19.02.2019, 09:30
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Il mercato mantiene il suo tono positivo, giustificabile con le buone notizie che arrivano della Cina, soprattutto sul fronte macro che continuo a ritenere molto più centrale di una negoziazione commerciale abbastanza scontata nell’evitare lo scontro di breve senza poter risolvere il conflitto strutturale. Il quadro che proviene dalla regione asiatica ex-Cina continua ad mostrarsi in realtà barcollante. Gli ottimisti possono sostenere che è un quadro superato con la Cina in stabilizzazione, i pessimistiche i dati di Pechino sono inaffidabili per le distorsioni del calendario cinese o manipolati dalle autorità in questa fase delicata. Staremo a vedere...

Le notizie riguardanti la Cina continuano ad essere centrali per le dinamiche di mercato. In realtà la sua evoluzione macro-economicadovrebbe esserepiù al centro dell’attenzione rispetto alle continue headlines che riguardano la negoziazione commerciale con gli Stati Uniti. Le trattative, dopo gli incontri di Pechino, proseguiranno a Washington nei prossimi giorni in vista della scadenza dell’1 marzo. Su questo fronte non vedo nessun segnale che le cose possano andare diversamente da come sembra probabile da ormai tempo: nessun interesse ad una rottura di questa fase di stallo ‘costruttivo’ (almeno si è fermato il piano inclinato di una continua escalation) ma anche nessuna possibilità che si raggiungano delle soluzioni duraturese non definitive al conflitto ormai apertamente generatosi tra l’assertività tecnologica e militare cinese e lo spazio che gli Stati Uniti sono disposti a concedere a questa avanzata. Per quanto riguarda la congiuntura economica di Pechino, le notizie arrivate negli ultimi giornisono indubbiamente state migliori delle attese. La rilevazione del Total Social Financing (TSF, la misura più completadella creazione creditizia) ha mostrato nel mese di gennaio un‘espansione ai massimi livelli ogni tempo (4.640 bio yuanvs 3.300 bio exp.) con tutte le sue componentiin grado di contribuire (forte crescita dei prestiti bancari, inizio dell’anno spumeggiante per le emissioni obbligazionarie del settore pubblico e privato e una contrazione molto lenta del cosiddetto ‘shadow banking’ che le autorità da anni stanno cercando di riportare sotto controllo). La stessa crescita della base monetaria(M2) ha mostrato cenni di stabilizzazione/ripresa, rilevata a 8.4% (exp. 8.2%). In precedenza aveva sorpreso in positivo anche il dato della bilancia commerciale con una crescita di esportazioni e importazioni molto superiore alle attese. Il polso della crescita cinese è una delle variabili fondamentali da monitorare per un mercato che ha incassato il dividendo del ribaltone (dovish) della Fed ma ha ora un cruciale bisogno di essere rassicurato sullo stato di salute dell’economia globale. È quindi comprensibile che la borse (anche e soprattutto l’azionario cinese, tornato ai massimi degli ultimi 6 mesi) abbiano continuato i loro progressi alla luce di queste notizie positive. Ci sono due caveat (che sono sempre più frequenti quando si parla di economia cinese) nell’analisi di questi dati positivi: a) che siano stati ‘massaggiati’ ad-hoc per presentare un quadro più positivo possibile dell’economia in questa fase di negoziati con gli Stati Uniti particolarmente delicata e con la delegazione US ospite a Pechino; b) che le distorsioni dovute al capodanno cinese, arrivato in anticipo con il suo ciclo lunare rispetto al 2018, abbiano pesato in maniera rilevante e verranno compensate il mese prossimo. Il fatto che i dati provenienti da economie che fanno parte del network produttivo-distributivo asiatico (Corea del Sud, Taiwan, Singapore) abbiano continuato a fornire un quadro di preoccupante contrazione, per quanto riguarda soprattutto l’attività di import-export, non può lasciare tranquilli anche se potrebbe rappresentare l’onda lunga di difficoltà ormai passate e ora in fase di stabilizzazione/miglioramento, se i dati cinesi avranno conferme nelle prossime settimane.

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US

Ognuno parla alla sua platea, più facile quando gli accordi restano vaghi...

Shanghai Composite Index

Ancora commercio: US-EU. Come ampiamente atteso (scadenza il 17 febbraio) il Dipartimento del Commercio americano ha presentato il suo rapporto sullo stato del commercio internazionale del settore automotive, in quanto minaccia alla sicurezza nazionale (Section 232). Sarebbero 3 le opzioni suggerite alla Casa Bianca che ha comunque libertà di seguirle, andare in direzioni diverse o rinunciare all’azione (improbabile): a) dazi indiscriminati (20-25%) su veicoli e componentistica; b) dazi selettivi su tecnologie all’avanguardia (auto elettriche ecc...); c) una soluzione mista. Il Presidente ha 90 giorni di tempo per deliberare che strada intende seguire e altri 15 per implementarla.Secondo la diplomazia tedesca (fonte Handelsblatt) Washington imporrà tariffe tra il 10% e il 25% garantendo però inizialmente un’esenzione all’Unione Europea, esenzione che possa poi rappresentare una contropartita negoziale in successive trattative bilaterali. A differenza dell’iniziative prese nei confronti della Cina (e non solo, come nel caso di alluminio eacciaio) sulle stesse basi negli ultimi mesi, il rapporto non è stato reso pubblico, forseun segnale positivo che l’amministrazione US non voglia uno scontro frontale e immediato con l’Europa.

US

Germania: la Cina è diventato un trade-partner fondamentale, ma gli Stati Uniti restano il principale mercato export...

Earningsrecap. Con più dell85% (per capitalizzazione) del reporting delle aziende componenti l’indice S&P 500 alle spalle possiamo trarre qualche conclusione dalla stagione di trimestrali che si avvia alla conclusionea Wall Street. Il numero delle società che hanno battuto le stime (68%sui profitti, 60% sui ricavi) è sostanzialmente in linea con la media storica. La crescita degli utili y/y si è confermata robusta (+13%). Il difficile arriverà nei prossimi trimestridove le aspettative degli analisti sono scese in maniera abbastanza vertiginosa per la prima metà del 2019 (crescita azzeratarispetto a un anno prima) mentre un +5% circa (complessivo per gli utili 2019 vs 2018) resta ancora nelle previsioni attuali. La revisione al ribasso delle attese sull’orizzonte temporale di 1-2 anni è un fenomeno strutturale (i.e. gli analisti sono costantemente più ottimisti della realtà per il medio-lungo periodo). In questo caso (previsioni per il 2019) partiamo quindi da una base più instabile e che lascia meno margine di errore per l’eventuale ingresso in una ‘earning recession’ che, va ricordato, non necessariamente coincide con una recessione dell’economia reale. Quello su cui bisogna riflettere è che dopo il potente rimbalzo dell’ultimo mese e mezzo (quasi +20%per l’S&P 500 dagli ‘invisibili’ minimi della vigilia di Natale) e la revisione della crescita degli utili prevista dal sell-side per il 2019 (da poco sopra +10% a circa +5% attuale) i multipli misurati sugli utili prospettici, lungi dall’essere estremi in area 16-17x, concedono sicuramente molta meno protezioneda evoluzioni negative di quella garantita a inizio anno.

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S&P 500

Brexit:un veloce aggiornamento. L’evoluzione politica domestica resta fluida. Anche i laburisti hanno le loro spaccature interne curare. La scarsa disponibilità di Corbyn a sostenere la possibilità di un secondo referendum ha innescato la ribellione, ormai aperta, di un (per ora) limitato numero di deputati (inizialmente 7). Sull’altro fronte Nigel Farage è tornato allo scoperto, raccogliendo adesionio per il suo nuovo ‘Brexit Party’. Sarebbero più di 100.000, in poco più di una settimana, gli iscritti al nuovo movimento. Per contestualizzare ricordiamo che gli iscritti nelle file dei Conservatori sono circa 120.000. Non si vedono conseguenze immediate ma con una dinamica di questo tipo in atto qualsiasi percorso che possa portare ad elezioni anticipate verrà considerato estremamente pericoloso dal governo conservatore che vedrebbe la sua maggioranza ancora più a rischio, attaccata apertamente a destra dalla nuova formazione politica in caso di ricorso alle urne. Un partito laburista più instabile e diviso e un partito conservatore meno sicuro della sua base elettorale dovrebbero essere dinamiche che al margine rendono la ratifica dell’accordo May più probabile di prima. Un passaggio in parlamento dell’accordo o una qualche forma di rinvio restano al momento i due esiti più probabili, con il no-deal Brexit a rappresentare la terza,ben più scomoda ma anche più improbabile,soluzione.Nelle ultime sessionila sterlina ha iniziato un recupero che penso possa continuare.

La settimana. L’agenda sarà scarna sul fronte macrocon le minute del FOMC di fine gennaio,in pubblicazionedomani sera, a rappresentare l’evento clou di una settimana non particolarmente interessante. Il fronte (geo) politico resta più movimentato. Continuano le negoziazioni US-Cina (ora a Washington), ci saranno consultazioni a vari livelli a Bruxelles tra UK e EU, l’atmosfera politica americana continuerà a fibrillare dopo la mossa di Trump di usare un decreto esecutivo per reperire i fondi per la costruzione delle barriere messicane e, non dimentichiamolo, la bomba del rapporto-Mueller è sempre pronta ad esplodere anche se con unatempistica del tutto ignota. Le trimestrali sposteranno il proprio palcoscenico dagli Stati Uniti all’Europa: Deutsche Telekom, Intuit, Reckitt Benckiser, InterContinental Hotels, Glencore, Lloyds Banking Group, Barclays (LON:BARC), HSBC, Axa eSwiss Resembrano essere i nomi più importanti. Tra le ultime trimestrali a stelle e strisce ricordiamo Berkshire Hathaway,con l’atteso intervento annuale di Warren Buffet. Buona settimana.

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