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Dire no al cibo spazzatura…ed anche al terrorismo

Pubblicato 24.06.2016, 15:01

Partiamo da un’importante premessa: sono pronto a sentirmi dare dell’idiota in quanto il mio piatto preferito continuano ad essere le costine di maiale in salsa barbecue accompagnate da un bel cesto di patatine fritte.

A darmi, forse anche nel giusto, del pazzo è quel gruppo di persone che ha fatto della guerra al cosiddetto Junk Food il proprio pane quotidiano.

Per capirci meglio, esatto, io sono soggetto ad una forza irrefrenabile che mi allontana da qualsiasi ristorante strettamente bio e che mi porta ancora a sognare quei bei diners americani in stile Happy Days.

Mi sento tuttavia un cigno nero.

Contrariamente ai miei gusti ed alle mie abitudini culinarie, una porzione in perenne crescita della popolazione globale sta tuttavia iniziando a fare dell’healthy eating la propria religione.

A dimostrazione dell’inizio di questo trend, due delle società di cui ho recentemente acquistato le azioni stanno cercando di effettuare importanti manovre di ri-branding e ri-posizionamento per sfruttare sino in fondo la moda del momento.

La prima di queste è, forse, la multinazionale statunitense maggiormente abbinata al fast-food nella mente dei consumatori: McDonald’s.

Oltre a quanto dimostrato con l’allargamento della sua offerta ad insalate e piatti “slow” – operazione iniziata ormai diversi anni fa – e con la scelta di iniziare a privilegiare prodotti locali, il marchio della grande M ha ottenuto la posizione di main sponsor per i due principali eventi sportivi dell’anno: Europei di calcio ed Olimpiadi.

Tale mossa può essere considerata un’ulteriore evoluzione della manovra apparentemente salutista del mitico Mc. Personalmente, sono molto fiducioso nella buona riuscita di quest’operazione e reputo che i suoi risultati renderanno più che profittevoli le spese di marketing sostenute.

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Tecnicamente parlando, ho aperto la posizione il 6 giugno, subito dopo aver notato una lieve divergenza positiva dell’RSI a 14 giorni ed un apparente rifiuto di un minimo – a conferma del primo indizio – il trading day precedente.

A terminare il suo effetto “MondOlimpiadi” (P.S.: se il nome non vi piace, se ne può parlare) è stata invece Netflix, sulla quale avevo shortato confidando nelle preferenze dei telespettatori per le TV tradizionali, capaci di offrire loro qualche serie televisiva in meno ma una gran varietà di competizioni sportive.

Di conseguenza, il 10 giugno, ho chiuso la posizione che avevo aperto sul titolo con un più 3,74% rispetto al 25 maggio e reputo che la quotazione del titolo abbia ormai scontato del tutto il ribasso da me atteso.

Il mio secondo recente investimento che prova a cavalcare l’onda dell’healthy eating è invece quello in CVS, la grande catena di farmacie statunitense. La società ha infatti affiancato – in numerosi punti vendita - alla sua già ampia offerta una gran varietà di cibi e bevande salutari. Quest’innovazione strategica, unita, in questo caso, ad una lieve divergenza positiva dell’oscillatore Momentum a 14 giorni mi ha convinto, il 21 giugno, ad assumere una posizione lunga sulla società.

Questo bel mesetto d’investimenti, tuttavia, non finisce certo qui. Basandomi su alcuni pattern ricorrenti del mercato da me individuati (e di cui vi parlerò nel podcast, da poco lanciato su Spreaker, “Guerra e Finanza”), il 6 di giugno ho deciso di aprire una posizione lunga sulle azioni della United Technologies Corporation (NYSE:UTX).

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La società, produttrice, tra gli altri business, di impianti sicurezza e componenti aerospaziali dedicati, in percentuale non irrilevante, al mondo militare, sembra in grado di trarre importanti profitti dalla pesante lotta al terrorismo che sta ultimamente maturando.

A conferma della mia tesi d’investimento, sono arrivati, anche in questo caso, importanti dati di analisi tecnica: un apparente doppio rifiuto in fase di compressione nei giorni immediatamente precedenti il trade.

Passando ad un altro importante disinvestimento, da me effettuato, totalmente estraneo al topic del vivere sano, concluderei quest’ampia rassegna parlandovi di Amazon. Come i miei lettori più fedeli sapranno, il 25 di maggio, avevo aperto una posizione lunga su Amazon.

Ebbene, mi tocca informarvi che, convinto dalle recenti dimostrazioni di “personalità” del leader statunitense dell’e-commerce – come l’intenzione di lanciarsi nel mondo dei servizi musicali e la decisione di esportare Amazon Fresh nel regno Unito, ho chiuso la mia posizione short il 16 giugno perdendoci, purtroppo, 74 bps.

Finita questa sottospecie di lista della spesa, temo sia arrivato il momento di lasciarvi ai vostri investimenti e di prepararci ad affrontare il nostro Black Friday: i cittadini del Regno Unito hanno espresso la loro preferenza votando di uscire dall’Unione Europea.

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