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Settembre è il mese delle small cap

Pubblicato 01.09.2023, 08:27
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

"Ciao estate che lentamente scivoli via da settembre; mi ricordi chi, allontanandosi di schiena, sorride ancora"
(Fabrizio Caramagna)



Si è chiuso il mese di agosto. Per Wall Street è stato il peggiore dal dicembre del 2022. L’indice S&P 500 ha lasciato sul terreno l’1,7%, il Nasdaq il 2,3%, male le banche regionali statunitensi in calo del 7% e le small-cap con il Russel 2000 in rosso del 4,1%. Piazza Affari si è mossa in linea con la media (consolidando la fase laterale) ovvero -2,2%, Amsterdam è stato il peggiore listino d’Europa con un rosso di quasi il 6%. In forte rialzo invece il gas europeo, +30%, il petrolio +1,5% e il rendimento dei bond. Il mese di settembre sarà caratterizzato dalla diffusione dei risultati semestrali. Entro fine mese riporteranno oltre 200 società quotate in Italia e tra queste la grande maggioranza delle mid-small cap (che ad agosto hanno sorprendentemente chiuso al rialzo dell’1,3%). Possibili sorprese positive sono attesa lato generazione di cassa e marginalità dal momento che le società che hanno già riportato i dati relativi al fatturato preliminare hanno mostrato tassi di crescita a doppia cifra. Trend che non potrà che avere effetti amplificati a livello operativo e a cascata sui profitti. Circostanza che, se confermata dai numeri ufficiali, potrebbe riportare sotto i riflettori i titoli dell’Euronext (EPA:ENX) Growth Milan, il listino delle PMI ad alto potenziale di crescita, che da inizio anno continua a sottoperformare rispetto all’indice principale trascinato al rialzo dai titoli bancari.

L’inflazione cala ma con volatilità

L’inflazione si muove in linea con le previsioni della BCE ovvero calo ma molto lento. La novità è invece che i dati macro puntano a un rallentamento superiore alle aspettative per quello che riguarda l’economia europea, in modo allargato. La debolezza della congiuntura inoltre non è più concentrata sulla manifattura ma si è estesa anche al settore dei servizi. Un cambiamento importante che potrebbe influenzare le decisioni dei banchieri centrali. Christine Lagarde è stata chiara: guarderemo i dati. E sulla base dell’inflazione del mese di agosto non si può ancora escludere un aumento di 25 punti base nella riunione di settembre. In Usa invece le voci a favore di un congelamento della fase di rialzo del costo del denaro si fanno sempre più forti anche tra i falchi della FED ovvero aumenta il sostegno alla scelta di prendere una pausa in attesa di vedere la traduzione della manovra finanziaria sull’economia. L’agenda economica di oggi, sempre molto importante, prevede: alle 9:55 l’indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero ad agosto in Germania, il PIL italiano nel secondo trimestre alle 10:00, il salario orario medio, le buste paga e il tasso di disoccupazione ad agosto in Usa alle 14:30.

La sfida d’autunno

Trovare €30 miliardi. Questo l’obiettivo del Governo italiano che deve anche affrontare la reintroduzione del Patto di Stabilità. E non dimentichiamo che nel giugno del 2024 si vota per le elezioni europee. Gli spazi di manovra per la finanza pubblica sono quindi molto stretti. Gli impegni presi con la Commissione Europea sono chiari: deficit al 3,7%. Altro aspetto importante è lo stato di avanzamento del recovery fund. Il Governo ha presentato un piano di revisione per potere ottenere le tranche ancora in sospeso che complessivamente ammontano a circa €30 miliardi. Risorse che se impiegate nel sostegno allo sviluppo dell’economia italiana aiuterebbero molto il Governo a realizzare una legge di bilancio in linea con gli obiettivi. Il termometro per misurare la sfiducia dei mercati nei confronti dell’azione dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è lo spread, che resta molto contenuto così come i tassi del BTP a 10 anni. In aumento ma solo per effetto della politica monetaria. C’è quindi un atteggiamento ancora benevolo dei mercati che si regge sulla fiducia nell’uso efficacie ed efficiente delle risorse del recovery fund che lo ricordiamo vale il 2% di PIL in più all’anno per 3i prossimi 3 anni.

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