Rassegna giornaliera sul mercato forex, 17 settembre 2020
Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.
Ventiquattro ore dopo che la Federal Reserve ha promesso di lasciare i tassi di interesse a zero fino al 2023, il dollaro USA ha aumentato le perdite contro tutte le principali valute. Il biglietto verde è sceso di più contro l'euro ed il dollaro neozelandese ed è stato più resiliente nei confronti di aussie e sterlina .
La giornata è cominciata con pochissima coerenza per il biglietto verde ma, al termine della seduta newyorkese, malgrado i ribassi delle borse, è stato chiaro che le prospettive caute della Fed avevano reso il dollaro meno allettante. Gli ultimi report economici statunitensi sono stati perlopiù più deboli del previsto. Le nuove costruzioni e le concessioni edilizie sono scese nel mese di agosto, mentre l’indice della Fed di Philadelphia non è riuscito a mostrare miglioramenti come l’indagine Empire State. Tuttavia, il cambio USD/JPY è schizzato grazie, in parte, al numero minore di richieste di disoccupazione.
La decisione della Banca del Giappone di lasciare la politica monetaria invariata era stata ampiamente messa in conto. Nonostante la banca abbia alzato la valutazione sull’economia, c’è stata poca reazione da parte dello yen perché, in fondo, il governo non si trova in una posizione tale da poter aumentare o diminuire lo stimolo. Il cambio USD/JPY, andato in selloff per 4 giorni di scambi consecutivi, dovrebbe rimbalzare nel caso di una ripresa dei mercati azionari ma l’insieme di dati USA misti e di una politica a lungo termine prudente da parte della Fed implica che la strada di una minore resistenza sarà al ribasso.
Anche la Banca d’Inghilterra ha lasciato la politica monetaria invariata ma, al contrario della BoJ, le prospettive sono state leggermente più prudenti. La banca centrale ha descritto le prospettive economiche come “insolitamente incerte”. Questa posizione cauta non dovrebbe sorprendere, considerato il serio rischio di una Brexit senza accordo, l’aumento dei casi di coronavirus, il ritorno di alcune delle misure di distanziamento sociale e la scadenza del programma che aveva aiutato milioni di lavoratori disoccupati. Sebbene la decisione di lasciare la politica invariata sia stata unanime, con nessuno dei membri che ha votato a favore di un allentamento immediato, la banca centrale ha ammesso di essersi informata sui tassi di interesse negativi e sulla loro potenziale efficacia. E questo suggerisce che ha preso in considerazione maggiori stimoli, il che potrebbe essere molto ribassista per la moneta, soprattutto perché si tratta di una delle poche banche centrali che sta pensando attivamente ad ulteriori allentamenti. In effetti si parla di un taglio dei tassi già a novembre.
Il dollaro australiano ha chiuso la giornata al ribasso, nonostante i dati sul mercato del lavoro sorprendentemente forti. Gli economisti si aspettavano un altro mese di perdite di posti di lavoro (la previsione era di -50 mila), ma l’Australia ha aggiunto 111 mila posti di lavoro. Si sono registrati più posti part-time che a tempo pieno ma comunque l’incremento ha contribuito a spingere il tasso di disoccupazione giù dal 7,5% al 6,8%. Il governo australiano inoltre ha allentato le restrizioni nelle aree definite regionali ma ha aumentato la multa per chiunque cerchi di lasciare la città di Melbourne da 1652 a 4957 dollari australiani. Il cambio AUD/USD sarebbe dovuto schizzare ma l’avversione al rischio gli ha impedito di salire.
Per quanto riguarda la Nuova Zelanda, il paese è andato in recessione nel secondo trimestre, con la crescita del PIL contrattasi a -12,4%.
Il dollaro canadese sarà sotto i riflettori domani, con la pubblicazione delle vendite al dettaglio. I dati più forti sull’occupazione e la minore cautela da parte della Banca del Canada stanno facendo sperare gli investitori in una sorpresa al rialzo.