Rassegna giornaliera sul mercato forex 27.03.2019
Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.
In mancanza di dati economici importanti nelle ultime 48 ore, i trader FX sono stati condizionati dall’andamento del rischio. Gli investitori stanno trovando difficoltà nel capire se il calo dei rendimenti dei titoli sia positivo o negativo per i titoli azionari. Da una parte, tassi più bassi sono positivi per i prestiti, ma dall’altra, la curva del rendimento si è invertita a causa del calo dei tassi di interesse. Una curva di rendimento invertita ha predetto quasi ogni recessione negli ultimi 50 anni – ha sbagliato solo una volta. Il motivo per cui non si sbaglia quasi mai è che quando i tassi nel breve termine superano quelli a lungo termine, gli investitori sono preoccupati per le previsioni dell’economia nel breve termine e vogliono un ritorno maggiore dal vincolo dei loro soldi durante questo periodo. Ma non aspettatevi che la recessione si verifichi il mese prossimo. In media, abbiamo visto che la curva del rendimento si inverte 18 mesi prima di una recessione, quindi potrebbe volerci più di un anno per vedere i primi segni di contrazione della crescita. Detto ciò, è risaputo che la crescita globale stia rallentando e le banche centrali di tutti il mondo si stiano preoccupando delle conseguenze sulle loro economie. Dunque, sebbene il calo dei titoli azionari stia trovando degli acquirenti, dietro l’angolo potrebbe esserci un calo ancora più significativo, ed è per questo che la Federal Reserve crede che i tassi di interesse debbano stare ai livelli attuali per supportare l’economia. Ciò significa che per il dollaro USA, che è ancora sopra 110 contro lo yen, il downtrend potrebbe restare tale.
Sebbene non ci siano stati grandi movimenti nei cambi USD/JPY, AUD/USD e NZD/USD, i trader sono più aggressivi sull’esclusione della possibilità di una recessione statunitense o globale. Tutte valute sono scese bruscamente mercoledì, il dollaro neozelandese ha segnato il maggiore calo giornaliero delle ultime 7 settimane. L’ultima volta che il cambio NZD/USD è sceso così tanto, gli economisti avevano previsto un aumento del tasso di disoccupazione dal 3,9% al 4,1% e invece è salito al 4,3% nel quarto trimestre. L’andamento di mercoledì è stato condizionato dalle dichiarazioni caute della Reserve Bank of New Zealand. La RBNZ ha sorpreso gli investitori martedì notte dichiarando che al momento è più probabile un taglio dei tassi piuttosto che un aumento, in quanto la bilancia del rischio è al ribasso, visto il peggioramento del sentimento delle imprese e il rallentamento globale. È un gran cambiamento per il Governatore Orr, che solo il mese scorso dichiarava che la possibilità di un allentamento non era aumentata nonostante i recenti rallentamenti della crescita. Dopo essere sceso al di sotto di una serie di livelli tecnici importanti, il prossimo stop per il cambio NZD/USD dovrebbe essere il minimo di marzo di 0,6750. Il calo del NZD ha avuto delle conseguenze anche sul AUD, ma i dati cinesi sui profitti industriali minori del previsto hanno la loro parte. I profitti sono crollati sul base annua del 14% tra gennaio e febbraio, e questo peggioramento potrebbe richiedere degli ulteriori interventi dalla banca centrale. Il dollaro canadese ha chiuso la giornata in calo dopo il miglioramento inferiore al previsto della bilancia commerciale.
La valuta che ha segnato la migliore performance di mercoledì è stata la sterlina, che è schizzata dopo l’impegno della Primo Ministro May a consegnare le dimissioni dopo l’approvazione del suo piano per la Brexit in Parlamento. Sebbene questo non alteri in nessun modo l’accordo di uscita, per alcuni membri del Parlamento è abbastanza per esprimersi a favore. La terza votazione potrebbe avere luogo alla fine della settimana, e qualora l’accordo venisse approvato, potremmo assistere a una forte impennata della sterlina.
Dopo il forte sell-off di martedì, il cambio EUR/USD è rimasto sotto pressione in quanto i rendimento dei Bund tedeschi a 10 anni è crollato al minimo di 2 anni e mezzo. Ci sono tanti fattori che pesano sull’euro, la cautela della BCE, i tassi di interesse tedeschi in negativo e l’avversione al rischio. Tuttavia, i dati economici di giovedì potrebbero pesare piuttosto che sostenere la valuta. Sono attesi i dati sulla fiducia nella zona euro e sui prezzi al consumo in Germania. Nonostante la contrazione dell’attività manifatturiera possa pesare sul sentimento, la fiducia delle imprese e quella degli investitori è migliorata il mese scorso, dunque il rischio è al rialzo per i dati di giovedì.