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Trump-Xi, incontro rimandato e giù le borse. Tensioni anche per la Brexit

Pubblicato 14.03.2019, 12:29
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

C'è ancora un enorme clima di incertezza attorno alla Brexit è tutto ciò ostacola la propensione al rischio sui mercati finanziari. Aggiungeteci un insieme di dati economici cinesi altalenanti e la notizia di stamattina secondo cui Cina e USA avrebbero posticipato l’attesissimo incontro Trump-Xi “almeno” ad aprile. Tutto ciò dopo una partenza con discrete potenzialità rialziste, ha letteralmente fatto crollare la propensione al rischio.

Tornando alla Brexit, visto che si voterà anche oggi, con solo 15 giorni di tempo alla scadenza del 29 marzo il Parlamento britannico è letteralmente nel caos. Il primo ministro May non può puntare più sul suo accordo (dopo due tentativi falliti) e ora è stato respinta anche la possibilità di un’uscita disordinata (senza accord appunto). Ora, stasera, si voterà per decidere se chiedere all'UE una proroga dell'articolo 50, che ritarderebbe l'uscita oltre la data del 29 marzo. Ma per cosa? L’Europa ha alle porte le elezioni di fine di maggio e questo complica enormemente le cose. I 27 Paesi membri dovranno accettare all'unanimità un'estensione e questo non è affatto scontato.

I mercati finanziari iniziano a ipotizzare che alla fine si tornerà sull’accordo della May o su un qualcosa di ancora più soft (forse nemmeno una Brexit). La sterlina ha livelli di volatilità elevati e i mercati appaiono prudenti. Durante la notte i dati della Cina sono stati in chiaro scuro con la produzione industriale scesa al di sotto del previsto ovvero +5,3% (+5,5% il dato atteso, +5,7% il precedente), ma le vendite al dettaglio – che rappresentano circa la metà dell'economia cinese – sono più alte del previsto ovvero +8,2% (+8,1 % il dato atteso, +8.2% il precedente). C'è stato anche un aumento degli investimenti al 6,1% (+ 6,0% il dato atteso, +5,9% il precedente). Ciò dipinge un quadro d’incertezza, che ha avuto ripercussioni sull’azionario e sullo yuan (indebolitosi).

Wall Street ha chiuso una solida sessione di metà settimana, l'S&P 500 +0,7% a 2810 punti ovvero sui massimi dell’ultimo semestre del 2018 (ci fu un’area di triplo massimo sui quei livelli), mentre i futures hanno perso leggermente ovvero -0,2%. In Asia il Nikkei era quasi piatto, mentre lo Shanghai Composite perdeva -1,4%. L’Europa era partita in gap down, per poi riprendersi con forza andando a ricucire lo strappo e proiettandosi sui massimi di seduta. Poi la notizia dello spostamento dell’incontro Trump-Xi ha fatto precipitare la situazione.

Nei mercati forex ne trae vantaggio il dollaro, che si guadagnando un po’ su tutti i fronti, ma è interessante notare come l’Euro tutto sommato stia reggendo l’urto. La corsa sfrenata in sterlina ha subito una battuta d’arresto. Nelle materie prime i guadagni del dollaro e il sentiment prudenziale hanno fatto perdere quota all’oro così come pure l’argento. Il petrolio è però supportato dal drawdown a sorpresa delle scorte e dalla riduzione a sorpresa della produzione statunitense.

Concludiamo al solito col calendario macro economico che vedrà principalmente le richieste settimanali di disoccupazione negli Stati Uniti (ore 13:30), che dovrebbero rimanere sui valori recenti ovvero 225.000 (223.000 la settimana scorsa). Le vendite di nuove abitazioni negli Stati Uniti delle ore 15 dovrebbero far registrare un lieve incremento a 622.000 unità per il mese di gennaio (da 621.000 a dicembre). L'evento principale sarà comunque – ancora una volta – il voto del Parlamento UK sull’eventuale estensione dell’articolo 50. Votazione attesa attorno alle 20 (ora italiana).

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