Rassegna giornaliera sul mercato forex, 25 giugno 2020
Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.
Le azioni si sono consolidate giovedì dopo che gli aggiornamenti negativi sul COVID-19 sono passati in secondo piano dopo la notizia secondo cui i regolatori USA rilasceranno la Volcker Rule per permettere alle banche di aumentare gli investimenti in fondi di venture capital e di liberare fondi dedicati altrimenti ai trade derivativi. L’avversione al rischio oscilla con le valute che continuano a scendere dopo che gli USA hanno riportato il maggiore numero di contagi in assoluto. Nonostante il tentativo dell’amministrazione Trump di minimizzare il rischio di una seconda ondata, i dati ci dicono una storia diversa. I nuovi casi nei tre stati più popolosi hanno raggiunto i massimi storici questa settimana e sebbene il numero dei decessi resti basso, l’aumento di questi ultimi aumento intorno al massimo di due settimane. Per quanto i politici cerchino di negarlo, la curva si sta muovendo rapidamente nella direzione sbagliata. Il presidente e i governatori che hanno spinto per la riapertura non vogliono ora invertire il processo, ma gli americani stessi potrebbero decidere di utilizzare maggiori precauzioni per tutelarsi. Sono crollate le prenotazioni nei ristoranti in California, Texas, Georgia e Florida, e crediamo che altri settori verranno colpiti a breve.
Gli USA non sono l’unico paese a riportare un aumento di casi (sebbene il trend del paese sia tra i peggiori). L’Australia ha pubblicato il maggiore aumento giornaliero di contagi negli ultimi due mesi, facendo partire i tamponi a tappeto presso stazioni mobili. Dobbiamo dire però che si tratta di un aumento di soli 33 casi contro i 37.000 negli USA registrati nella giornata di mercoledì. Mentre il consigliere della Casa Bianca Larry Kudlow ha dichiarato di vedere ancora una ripresa economica a V, gli investitori devono andarci cauti. I dati di aprile e maggio potrebbero essere buoni ma i miglioramenti inizieranno a svanire a giugno. Gli ordinativi durevoli sono aumentati più del previsto lo scorso mese ma il deficit commerciale e le richieste di sussidio sono stati peggiori del previsto.
Il biglietto verde ha assunto una posizione da bene rifugio che ha contribuito ad aumentare i guadagni contro l’euro, lo yen giapponese e il franco svizzero. La resilienza del cambio USD/JPY ha confuso tanti. Le azioni sono in calo, il rendimento dei titoli del Tesoro è sceso e l’aumento di contagi maggiore sta avvenendo negli USA. Però, gli investitori scelgono il dollaro USA perché Trump potrebbe decidere che l’unico modo per rinvigorire i suoi sostenitori è quello di criticare gli altri paesi, aumentando il protezionismo e minacciando di applicare nuovi dazi. Stiamo iniziando a vedere già degli avvertimenti indirizzati a Canada, UE e Regno Unito. I dati di venerdì su redditi e spese procapite potrebbero non dirci molto in quanto il calo degli utili indica redditi più bassi, mentre l’aumento delle spese al dettaglio indica un aumento delle spese procapite. Infine, non crediamo che il cambio USD/JPY possa resistere alle forze di avversione al rischio e che presto scenderà verso 107.
Il dollaro australiano e quello neozelandese hanno registrato le migliori performance. L’Australia ha riportato il maggiore calo in assoluto degli annunci di lavoro nel trimestre fino a maggio. La Nuova Zelanda ha invece riportato un surplus commerciale più ridotto, sebbene questa variazione sia dovuta alle maggiori importazioni ed esportazioni. Entrambe le valute hanno evitato perdite grazie alle chiusure dei mercati in Cina e Hong Kong. Il dollaro canadese resta più debole dopo che Fitch ha tolto al Canada il rating AAA. Tra vendite al dettaglio deboli, prezzi del petrolio più bassi, la minaccia di dazi sull’alluminio dagli USA e ora il taglio del rating, il dollaro canadese è destinato a scendere ancora, con la coppia USD/CAD diretta sopra il 1,37.
L’euro è sceso più della sterlina nonostante il miglioramento dell’indice della fiducia dei consumatori GfK in Germania ed il miglioramento del report CBI sulle vendite al dettaglio nel Regno Unito. Per quanto riguarda i verbali del vertice BCE, si capisce che non è prevista un’uscita a breve dal Quantitative Easing. I policymaker vedono una minore pressione sui prezzi, una crescita dei rischi di ribassi e una domanda debole. Di conseguenza, “tutti gli scenari potrebbero dimostrarsi troppo ottimisti per l’ultima parte dell’orizzonte delle proiezioni”, ha dichiarato il membro della BCE Mersch.