USA: l'economia va bene ma ci sono rischi all'orizzonte

Pubblicato 25.10.2024, 06:19
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Il politico diventa uomo di stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni (Sir W. Churchill).


Indice IFO di ottobre (stima 85,6 punti contro 85,4 di settembre) e M3 dell’Europa YoY di settembre (stima +2,9% invariata rispetto ad agosto) in uscita entrambi alle 10:00. Alle 14:30 sarà resa nota la variazione degli ordini di beni durevoli MoM di settembre (stima -1.1% contro zero di agosto) e alle 16:00 la fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di ottobre (stima 68,9 punti contro 70.1 di settembre).
 
Ieri i PMI dell’Europa di ottobre sono stati misti: in crescita sia rispetto alle attese che a settembre il Manifatturiero (45,9 punti contro 45,1 atteso e 45 di settembre), ma in flessione i Servizi (51,1 punti contro 51,5 atteso e 51,4 di settembre) e il Composito (49,7 punti contro 49,8 atteso e 49,6 di settembre). I dati indicano una manifattura in ripresa e servizi che gradualmente riducono la loro forza, pur mantenendosi positivi. Crediamo che i dati vadano nella direzione auspicata dalla BCE, anche se necessitano di ulteriori conferme.
 
Inferiori alle attese le richieste settimanali USA alla disoccupazione (227k contro 243k attese e 242k della scorsa settimana). Tutti migliori delle attese i PMI USA di ottobre: Manifatturiero (47,8 punti contro 47,5 atteso e 47,3 di settembre), Servizi (55,3 punti contro 55 atteso e 55,2 di settembre) e Composito (54,3 punti contro 54 di settembre). Anche in questo caso il settore manifatturiero mostra una tendenza al miglioramento, ma necessita di ulteriori conferme. Vendita di nuove abitazioni di settembre molto forti (738k contro 719k atteso e 709k di agosto).
 
Gli indici statunitensi continuano ad aggiornare nuovi massimi, sostenuti principalmente da una economia resiliente che il Fed GDPNow di Atlanta stima vicina al 3,4% nel 3Q24 e da attese di utili crescenti. La domanda che sorge spontanea è quindi che cosa potrebbe far perdere quota ai mercati.
 
Cominciamo con il dire che ci sono molti motivi per cui gli investitori possono essere ottimisti verso la fine dell'anno. Ma forse è meglio frenare l'entusiasmo. Attraversare picchi, sia letteralmente che finanziariamente, può essere una scalata difficile a questi livelli. Da qui in avanti, potrebbe essere infatti più difficile salire ulteriormente che scendere, considerando la situazione a breve termine. In altre parole, una quantità enorme di buone notizie è già stata incorporata negli asset statunitensi e nel sentiment degli investitori, il che ci porta ad essere cauti di fronte a possibili scossoni, crisi o volatilità del mercato.
 
Crediamo che ci siano diversi rischi che potrebbero portare a turbolenze e oscillazioni dei prezzi entro la fine dell'anno. Tra questi, prenderemo in esame i seguenti:
 
·        dati economici meno favorevoli delle attese possano far deragliare le aspettative del mercato riguardo ai futuri tagli dei tassi da parte della Fed.
·        un'elezione presidenziale statunitense contesa (e potenzialmente contestata).
·        una decelerazione della crescita degli utili dopo il forte ampliamento visto nel secondo trimestre.
·        una crescente preoccupazione per la geopolitica globale.
 
Nulla di tutto questo esclude ulteriori guadagni entro la fine dell'anno, ma potrebbe però portare a prezzi più instabili. Questo potrebbe offrire opportunità di ribilanciamento dopo il ritmo incandescente dei guadagni registrati finora.
 
Di fronte a questi rischi potenziali, c’è da chiedersi se La Fed stia seguendo il giusto percorso. I dati sono stati favorevoli, ma richiedono tuttavia attenzione. Una serie di dati relativamente benigni è stata accolta positivamente dai mercati quando la Fed ha iniziato a tagliare i tassi a settembre. Questo è stato seguito da un andamento convincente di moderazione degli indicatori di acquisto e da un miglioramento dei componenti chiave, come la vendita delle abitazioni che, nell'ultimo indice dei prezzi al consumo su base annua, ha fatto registrare un +2,4%.
 
Le aspettative per il numero di tagli dei tassi della Fed fino a dicembre del prossimo anno sono diminuite dopo i primi 50 bps (due tagli sono stati annullati), e di nuovo dopo la pubblicazione dei dati sull'occupazione di settembre. Ad oggi il 93% dei trader si aspetta un taglio di 25 bps nel meeting del 7 novembre, mentre la percentuale scende al 70% per un ulteriore taglio di 25 bps il 18 dicembre. Per quanto riguarda il 2025, il mercato sembra essersi stabilizzato su circa quattro ulteriori tagli dei tassi.
 
Esiste il rischio che i dati in arrivo possano sorprendere i mercati, soprattutto in seguito agli uragani Helene e Milton, in particolare nel rapporto sull'occupazione di ottobre. Con un'economia che cresce ad un ritmo superiore a quello potenziale, cresce anche il numero di investitori che ritengono che la Fed non debba diminuire i tassi in modo così aggressivo come il mercato si aspetta. In altre parole, una crescita reale negli Stati Uniti più forte del previsto, insieme a un aumento delle aspettative di crescita futura, potrebbe modificare le previsioni su dove finirà il tasso sui fondi federali.
 
Da non sottovalutare gli effetti di un'elezione controversa (e potenzialmente contestata). Un alto grado di incertezza è riflesso nelle probabilità dei sondaggi tra la Harris e Trump. I candidati sembrano essere testa a testa sia nei sondaggi nazionali che negli stati chiave in bilico. Nessuno dei due candidati ha mantenuto un vantaggio costante nelle probabilità nazionali oltre il normale margine di errore dei sondaggi.
 
Senza dubbio, il voto di novembre rimane un evento di rischio significativo per i mercati, alimentando l'incertezza nei prezzi degli asset. Tuttavia, ciò che potrebbe risultare ancora più estenuante è la “giuridificazione” della politica, con già 165 cause legali intentate per contestare i risultati del giorno delle elezioni. Bisogna considerare la volatilità come una costante in qualsiasi mercato elettorale, ma specialmente con queste elezioni, che sono già oggetto di disputa. Secondo noi, la debolezza legata alle elezioni dovrebbe attenuarsi una volta completata il processo di certificazione dei risultati.
 
Diamo uno sguardo alla stagione degli utili, ufficialmente iniziata. Secondo il consensus degli analisti, la crescita degli utili 2024 per l'S&P 500 per questo trimestre si attesta ora a un livello più basso rispetto al 2Q24, dove su base annua aveva fatto registrare un +11%. Un possibile arretramento complessivo per questo trimestre sembra dovuto agli utili delle società non tecnologiche, che nel trimestre scorso avevano lasciato sperare in una loro ripresa. Viceversa sono ancora i settori dei servizi di Comunicazione e delle Tecnologia che con un +10% e +15% rispettivamente, sembrano tirare la volata. Escludendo questi due settori, gli utili sono stimati in contrazione del -1,2%.
 
Last but not least, l’aumento dell'ansia per la geopolitica. Al di là dei confini statunitensi, le tensioni globali e i conflitti in corso mettono a rischio la stabilità dei mercati e possono causare collisioni nei prezzi delle materie prime. Un esempio concreto: con l'escalation della violenza in Medio Oriente, i prezzi del greggio Brent sono balzati a oltre 80 dollari al barile due settimane fa. In sintesi, il mondo è complesso, e continuiamo a monitorare da vicino potenziali eventi geopolitici che potrebbero portare una rivalutazione globale degli asset.
 
A tal proposito, come bene rifugio, i prezzi dell'oro sono aumentati del 30% quest'anno, attualmente scambiati ai massimi storici. Data la natura volatile della geopolitica, continuiamo a preferire i leader statunitensi nel settore della difesa e della cybersicurezza.
 
 
 
 

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