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USA: l'inflazione calerà ancora ma il credit crunch ha mischiato le carte

Pubblicato 23.05.2023, 06:06

Mentre la Federal Reserve e il Tesoro degli Stati Uniti hanno stabilizzato con successo i mercati finanziari dopo il noto crollo di alcune banche, la FED sembra ora preoccupata della stretta creditizia che tale crisi possa rallentare l'economia. E questo perché con lo strumento tassi di interesse è in grado di prevedere con una buona approssimazione l’inflazione e il rallentamento economico conseguente. Ma non è altrettanto efficace quando si tratta di controllare la stretta creditizia conseguente ad una fuga dei depositi conseguente ad un maggiore rischio bancario percepito.
 
L’ultimo rapporto della FED sulla stabilità finanziaria ha rilevato che, nonostante le azioni decisive delle autorità, la crisi bancaria potrebbe minare le prospettive economiche, la qualità del credito e la liquidità dei finanziamenti e potrebbe indurre banche e altri istituti finanziari a contrarre ulteriormente l'offerta di credito all’economia. Una forte contrazione della disponibilità di credito aumenterebbe il costo del finanziamento per le imprese e le famiglie, determinando potenzialmente un rallentamento dell'attività economica. In altre parole, è vero che tutto questo darà una mano alla FED nel raffreddare la crescita dei prezzi, ma potrebbe contribuire più del dovuto alla riduzione dell’attività produttiva.
 
L'ironia di tutto questo è che la crisi del sistema bancario è principalmente nelle menti degli investitori e dei depositanti. Non c'è nessun problema sistemico nel sistema bancario, almeno nella misura in cui questo possa portare ad un blocco dell'attività creditizia. Il problema è profondamente diverso dal 2008, quando un indebitamento eccessivo ha portato quasi al collasso del sistema bancario. Questa volta, una manciata di banche di medie dimensioni, con un patrimonio di circa mezzo trilione di dollari (in un sistema con un patrimonio di 23 trilioni di dollari) è fallita, in parte quando i depositanti si sono spaventati e hanno trasferito i loro soldi altrove.
 
Ciò, a sua volta, ha portato a un maggiore esodo di depositi dalle banche più piccole. La contrazione delle banche più piccole significa una minore capacità di fornire credito alle piccole e medie imprese, danneggiando così l'economia.
 
Ma il sistema bancario è in generale relativamente sicuro. C’è tuttavia un problema che riguarda i bilanci di alcune banche di medie dimensioni e che riguarda l'eccessiva esposizione alla proprietà commerciale e in particolare il mercato degli edifici per uffici e dei centri commerciali non alimentari. A seguito della pandemia, molti impiegati continuano infatti a lavorare da remoto, lasciando molti uffici solo parzialmente occupati. E ovviamente molte aziende stanno gradualmente riducendo gli spazi occupati dagli uffici. Gli acquisti online dei consumatori hanno subito un'accelerazione durante la pandemia, una tendenza che non si è invertita e sembra possa continuare. Questo ha messo in difficoltà molte proprietà al dettaglio.
 
Che cosa potrebbe causare tutto questo? Alcune banche di medie dimensioni potrebbero trovarsi di fronte a problemi che potrebbero richiedere il salvataggio da parte delle autorità. Chiaro quindi che l’impatto sarebbe ulteriormente negativo sulle condizioni del credito. E questo potrebbe far soffrire il mercato immobiliare, in particolare sull'attività di costruzione e sulle imprese che riforniscono l'industria delle costruzioni. Per contro, potrebbero aprirsi anche opportunità per acquisire proprietà a buon mercato.
 
Sul lato inflazione, gli investitori si sono sentiti probabilmente sollevati quando hanno visto il dato di aprile in decelerazione, visto che alla vigilia la preoccupazione era che la progressiva discesa potesse essersi invertita (come accaduto in Europa). Al contrario, l'inflazione generale ha continuato ad allentarsi, ma per contro l'inflazione core, sebbene in lieve calo, appare più vischiosa e persistente.
 
La crescita di aprile è stata sostenuta dal forte aumento del prezzo degli alloggi, in aumento dell'8,1% YoY, che riflette l'impatto ritardato del forte aumento dei prezzi delle case dello scorso anno. Ora che i prezzi delle case sono diminuiti, si prevede che questa componente continuerà a diminuire per tutto l'anno, contribuendo così a ridurre ulteriormente l'inflazione. In ogni caso, se si escludono gli alloggi, i prezzi al consumo sono aumentati di un modesto 3,4% ad aprile rispetto all'anno precedente.
 
Se guardiamo ai consumatori, questi acquistano tre tipi di categorie: beni durevoli, beni non durevoli e servizi. I prezzi dei beni durevoli sono scesi dello 0,2% ad aprile YoY, riflettendo la debole domanda unita ai miglioramenti nelle catene di approvvigionamento. I prezzi dei beni non durevoli meno il cibo sono scesi dell'1,3% ad aprile YoY. I prezzi dei servizi meno l'alloggio sono invece aumentati del 5,2% ad aprile. Pertanto, la persistenza dell'inflazione è in gran parte correlata all'andamento del settore dei servizi.
 
Ma ci sono anche categorie di beni e servizi che hanno registrato un forte calo dei prezzi ad aprile. Tra questi: autonoleggi (-11,2%), auto usate (-6,6%), assicurazioni sanitarie (-15,8%) e biglietti aerei (-0,9%). La linea di tendenza generale è che l'inflazione derivante da merci sia in gran parte scomparsa. Nella misura in cui l'inflazione rimane persistente, ha principalmente a che fare con alloggi e altri servizi, come abbiamo visto. Ciò probabilmente riflette il brusco spostamento della domanda dei consumatori dai beni ai servizi ora che la pandemia è finita.
 
Per i prossimi mesi, ad un indebolendo atteso dell’economia a causa dell'inasprimento della FED, sembra quindi probabile che l'inflazione continuerà a decelerare. Dal punto di vista della banca centrale il rapporto sull'inflazione è una notizia favorevole e aumenta la probabilità che i tassi di interesse rimangano stabili.
 
I mercati hanno interpretato il rapporto sull’inflazione in modo favorevole, anche se la FED ha indicato che le sue decisioni saranno basate sui dati. Pertanto, le decisioni future dipenderanno, in parte, dai futuri dati sull'inflazione, senza dimenticare comunque i dati sulla disoccupazione.
 
 
 
 

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