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Utili Q2 P&G: filiera efficiente e aumenti dei prezzi possono spingere le vendite

Pubblicato 18.01.2022, 11:14
Aggiornato 02.09.2020, 08:05
  • Pubblicazione dei risultati del Q2 2022 mercoledì 19 gennaio, prima dell’apertura dei mercati
  • Previsioni sulle entrate: 20,34 miliardi di dollari
  • Previsioni utili per azione: 1,66 dollari

Quando Procter & Gamble (NYSE:PG) pubblicherà i suoi ultimi utili domani mattina, gli investitori si focalizzeranno sulla capacità del gigante dei beni di consumo di mantenere i suoi mercati globali ben forniti, mentre la variante Omicron del COVID si unisce ai problemi di approvvigionamento.

Dai produttori di mobili agli alimentari, le maggiori società del mondo stanno dando fondo alle casse, sfruttando le loro operazioni globali e la partecipazione di mercato dominante per mettersi al riparo dai problemi mondiali delle filiere.

E tuttavia, l’impatto dei crescenti problemi di approvvigionamento non può essere del tutto evitato. P&G si aspetta 2,3 miliardi di dollari di spese al netto delle tasse in quest’anno fiscale, in salita rispetto alla stima precedente di 1,9 miliardi di dollari, per via dell’aumento dei costi legato ai prezzi più alti di materie prime e trasporti.

“Abbiamo assistito all’impatto dell’aumento dei costi di materie prime e trasporti in questo trimestre”, ha spiegato in una videoconferenza ad ottobre il direttore finanziario André Schulten.

P&G, tuttavia, si trova in una buona posizione per isolarsi da questi problemi grazie alla sua capacità di alzare i prezzi e di spendere per sistemare la filiera. La società di Cincinnati, famosa per prodotti come il detersivo Tide ed il dentifricio Crest, ha cominciato a far pagare di più rasoi ed alcuni prodotti per la bellezza e l’igiene orale. Questi aumenti di prezzo vanno ad unirsi a quelli precedenti che hanno riguardato una serie di prodotti necessari, dai pannolini alla carta igienica.

Titolo vicino al massimo storico

Forse è per questo che gli investitori ignorano i problemi di approvvigionamento quando si tratta di Procter & Gamble. Il titolo ha toccato un massimo storico all’inizio del mese, dopo essere balzato di quasi l’11% negli ultimi tre mesi.

Venerdì ha chiuso a 159,81 dollari; ieri i mercati statunitensi sono rimasti chiusi per festa.

La forza del marchio P&G, la sua portata globale e la ristrutturazione aziendale degli ultimi anni hanno reso la società un’attività di beni di consumo ad alta crescita, con molti altri anni di crescita solida all’orizzonte.

Il contesto inflazionario in cui ci troviamo, secondo noi, contribuirà ad alimentare ulteriormente l’incremento delle vendite: i consumatori sono intenzionati a pagare di più per quello che vogliono, con la domanda elevata per i prodotti essenziali per la casa durante la pandemia. L’analista di Barclays Lauren Lieberman ha confermato il rating “buy” su Procter & Gamble il 13 gennaio, con un prezzo obiettivo di 178,00 dollari.

PG Fair Value

Fonte: InvestingPro

Il modello sul fair value di InvestingPro offre un quadro più robusto, assegnando un fair value di 173,41 dollari al titolo con un maggiore potenziale di spread.

Gli analisti, in generale, sono rialzisti sulle prospettive di performance per P&G.

Consensus Estimates of Analysts Polled By Investing.com

Grafico: Investing.com

Tra i 23 analisti intervistati da Investing.com, 12 danno un rating “outperform”.

Detto questo, ci sono ancora poche probabilità che P&G riesca a riportare utili di grande successo per il trimestre precedente, dal momento che i costi per materie prime e trasporti probabilmente continueranno a pesare sugli utili dell’intero anno fiscale.

Secondo le ultime stime della società, questi fattori potrebbero ridurre gli utili annui di 0,90 dollari ad azione. Se non fosse per gli enormi problemi inflazionari, gli utili dell’intero anno fiscale sarebbero il 15% superiori alle attuali stime EPS della società.

Morale della favola

Una potenziale delusione degli utili domani non dovrebbe scoraggiare gli investitori a lungo termine, secondo noi. La società è ben posizionata per gestire i problemi delle filiere e l’inflazione delle materie prime, grazie al suo portafoglio prodotti forte e diversificato ed all’intenzione dei consumatori di pagare di più per i suoi marchi.

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