La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 25.06.2020
Sappiamo tutti che al momento c’è troppo greggio sul mercato. Persino con i cali da record della produzione statunitense ed il cosiddetto taglio storico operato da OPEC e Russia, le scorte di greggio globali sono state 1,4 milioni di barili in più a fine maggio rispetto alla fine del 2019, secondo l’EIA.
Grafico settimanale future del greggio WTI
La domanda per prodotti petroliferi come benzina e carburante per aerei comincia a riprendersi, ma tre importantissime questioni nel settore della raffinazione continuano ad ostacolare l’aumento dei prezzi del greggio. Questi problemi probabilmente peseranno sui prezzi per un po’ di tempo.
1. Eccesso di scorte dei prodotti
Sebbene ci sia già un esubero di scorte di prodotti raffinati sul mercato, i paesi in tutto il mondo continuano a riportare scorte superiori alla media dei vari carburanti.
La raffineria indonesiana Pertamina stima di avere l’equivalente di 42 giorni di scorte di gasolio e 28 di benzina, mentre di solito ne conserva solo l’equivalente di 20 giorni per ciascuno. L’India riporta scorte sia di carburante per trasporti che industriale che dureranno 10-15 giorni rispetto ai soliti 7-10 giorni.
Negli Stati Uniti, l’API ha reso noto che alla fine di maggio le scorte USA di benzina (che comprendono componenti riformulate, tradizionali e miscelate) sono state superiori del 9,5% rispetto al maggio 2019. Le scorte di greggio non si ridurranno finché non ci saranno progressi nella diminuzione dell’esubero dei prodotti petroliferi.
Sebbene i consumi stiano accelerando, sono ancora circa il 18% in meno rispetto al livello a cui dovrebbero trovarsi in questo periodo dell’anno. Più raffinerie aumenteranno la propria attività, più a lungo ci vorrà per avere una riduzione dell’esubero di scorte di prodotti.
2. Utilizzo capacità di raffinazione: ancora troppo alto
Le raffinerie stanno processando meno greggio e producendo meno prodotti rispetto a quanto solitamente fanno in questo periodo dell’anno. Negli Stati Uniti, le raffinerie hanno operato ai tassi più bassi (definiti utilizzo della capacità di raffinazione) mai registrati sul mese di maggio.
Per fare un paragone, nel maggio 2019, l’utilizzo delle raffinerie era pari al 90,6%. Nel maggio 2020 è crollato al 70,6%. Potrebbe sembrare un segnale positivo, perché dei tassi di raffinazione più bassi dovrebbero indicare che le scorte di prodotti petroliferi si ridurranno. Tuttavia, la domanda di questi prodotti è ancora al di sotto della media.
Ad esempio, l’EIA ha riportato che la scorsa settimana 7,98 milioni di barili al giorno di benzina per veicoli a motore sono stati consegnati ai fornitori rispetto ai 9,68 milioni dell’anno scorso. Inoltre, le raffinerie hanno prodotto 8,3 milioni di barili al giorno di benzina per veicoli a motore nella stessa settimana.
Parte di questa benzina sarà esportata, ma possiamo vedere che, persino a tassi ridotti, le raffinerie stanno ancora producendo troppa benzina perché gli attuali livelli di consumo possano far diminuire le scorte in eccesso.
3. I margini bassi disincentivano una maggiore attività di raffinazione
Secondo il Wall Street Journal, i margini di raffinazione delle raffinerie USA sono scesi significativamente da metà marzo. Ci aspetteremmo un certo sollievo economico per le raffinerie dato il prezzo basso del greggio (che acquistano per creare i prodotti).
Tuttavia, i margini di profitto sono bassi. Nel gennaio e febbraio del 2020 (prima del collasso economico causato dal virus) i profitti delle raffinerie USA andavano da circa 16,40 a 20,00 dollari al barile. Da metà marzo, questi profitti sono scesi a 7,50-14,40 dollari al barile. I margini di raffinazione sono persino peggiori per le raffinerie europee e del Mediterraneo che comprano greggio russo, diventato più costoso da quando la Russia ha ridotto la produzione petrolifera. Per via dei margini bassi, le raffinerie sono meno incentivate a produrre di più ed utilizzano il greggio che hanno in magazzino.
Al momento, sembra che alcuni paesi OPEC e la Russia siano pronti ad aumentare la produzione a fine luglio (a meno che il gruppo non decida di prorogare le attuali quote per un altro mese) e la produzione negli Stati Uniti potrebbe salire, in quanto alcuni produttori hanno in programma di riaprire i pozzi chiusi.
Un aumento della produzione sarebbe un fattore negativo per i prezzi del greggio ma, senza una corrispondente crescita della domanda, i margini di raffinazione non sembrano destinati a salire abbastanza da tornare in quei range necessari ad incentivare un aumento dell’attività.
Inoltre, questo probabilmente si verificherà nello stesso periodo dell’anno in cui le raffinerie USA solitamente riducono l’attività per completare la manutenzione e passare alle miscele invernali.
E tutto questo indica un periodo di ripresa per i prezzi del greggio molto più lungo e faticoso. Sebbene i prezzi senza dubbio schizzeranno sulla scia di notizie geopolitiche e relative ai mercati, difficilmente cominceranno a tendere al rialzo fino a quando le condizioni di base che bloccano il flusso di greggio alle raffinerie ed ai consumatori non saranno risolte.
Nota: Parte dell’esubero di greggio potrebbe essere alleviato in quanto probabilmente vedremo un certo aumento del consumo diretto di greggio in paesi come Arabia Saudita, EAU, Kuwait, ecc. quest’estate. Questi paesi hanno tagliato la produzione, il che significa che stanno producendo meno gas naturale associato necessario per gli impianti di produzione energetica, mentre la domanda di elettricità schizzerà per il caldo dei mesi estivi. Gli impianti di elettricità probabilmente dovranno bruciare più greggio del previsto quest’estate per l’aria condizionata.