Market Brief
Sull’onda della solida propensione al rischio registrata in chiusura di seduta venerdì, i mercati dei cambi continuano a mostrarsi ottimisti. I mercati azionari asiatici hanno aperto la settimana su una base solida. Il Nikkei ha guadagnato lo 0,51%, il Composite di Shanghai e l’Hang Seng rispettivamente lo 0,18% e lo 0,58%. I future sui listini azionari europei e USA suggeriscono un’apertura con il segno più (i mercati USA sono chiusi per festività). È tornata la propensione al rischio, sebbene l’accordo sul cessate il fuoco fra Ucraina e Russia sia durato solo poche ore (gli idealisti evidenziano l’area circoscritta del conflitto). L’USD continua a scendere, in parte per effetto della debolezza dell’indice sul clima fra i consumatori dell’Università del Michigan, secondo cui la domanda non è così determinante per la ripresa USA come si pensava inizialmente. L’EUR/USD fa registrare un marginale rialzo, in scia ai commenti positivi sui colloqui del fine-settimana fra i ministri delle Finanze e degli Esteri greci e le delegazioni tecniche di Commissione Europea, BCE e FMI. L’EUR/USD è salito a 1,1426 prima di entrare in un pattern di consolidamento laterale. I colloqui del fine-settimana puntavano ad appianare i disaccordi e non ad affrontare i dettagli tecnici. L’approccio costruttivo dovrebbe fare da sfondo alla discussione dell’Eurogruppo di oggi. I mercati prevedono un accordo su una proroga del programma per qualche mese oppure che si permetterà alla Grecia di emettere altro debito di breve termine. Entrambe le soluzioni porterebbero a un rinvio della risoluzione del problema in Europa, pur riducendo l’incertezza.
I dati in Giappone hanno mostrato una crescita del PIL pari allo 0,6% t/t nel quarto trimestre del 2014 (crescita annualizzata T4 del 2,2% inferiore al 3,7% previsto), inferiore allo 0,9% previsto dai mercati. Inoltre, la contrazione precedente è stata rivista al rialzo, dallo 0,5% allo 0,6%. La debolezza deriva dai consumi privati e dalle spese delle imprese. Il rallentamento della crescita indica che Abe e la BoJ dovranno fare di più, ricorrendo anche a un altro allentamento. Sull’onda dei dati deboli, il Nikkei ha raggiunto il massimo da 8 anni, mentre lo yen ha trovato un supporto marginale, grazie ai rendimenti USA, contro l’USD.
Durante la seduta asiatica è stato pubblicato anche il dato sulle vendite al dettaglio neozelandesi, in rialzo dell’1,7% t/t, risultato superiore alla crescita media prevista pari all’1,3%, e dato migliore degli ultimi due anni e mezzo. A gennaio, gli investimenti diretti esteri cinesi sono balzati a 13,92 miliardi di USD. In Australia, a gennaio le vendite di nuovi veicoli sono calate dell’1,5% m/m rispetto all’incremento di dicembre, rivisto al ribasso, pari al 2,6%.
Oggi il CHF è in marginale rialzo, perché i dati sui depositi a vista della BNS suggeriscono che la banca centrale non è intervenuta attivamente sui mercati valutari. I depositi a vista per la settimana conclusasi il 13 febbraio si sono attestati a 384,920 miliardi di franchi svizzeri rispetto ai 384,88 miliardi della settimana conclusasi il 6 febbraio, l’incremento è stato quindi minimo. L’aumento è dovuto più probabilmente a normali transazioni bancarie e non al perseguimento attivo di interventi di politica monetaria della BNS. Anche se la banca centrale preferirebbe sicuramente un CHF più debole, si accontenta di non interferire e far indebolire aggressivamente il franco. Ciò fa rientrare anche le speculazioni secondo cui la BNS cercherebbe di mantenere il CHF all’interno di una fascia regolata. La minaccia meno forte di un intervento della BNS permetterà all’EUR/CHF di tornare verso 1,6000 e all’USD/CHF a 0,9288.
Peter Rosenstreich, Chief FX Analyst,
Swissquote Europe Ltd