Investing.com - La scorsa settimana abbiamo visto i future del petrolio greggio registrare il più grande ribasso da agosto, tra le preoccupazioni derivanti dall'introduzione, da parte della Cina, di una maggiore stretta monetaria al fine di frenare la fin troppo rapida crescita economica.
Sul New York Mercantile Exchange, i future del greggio dolce e leggero con consegna a dicembre sono stati scambiati a 81,51 dollari al barile alla chiusura dei mercati, venerdì, in calo del 3,85% sulla settimana.
I contratti di dicembre sono scaduti alla chiusura dei mrcati.
I contratti con consegna a gennaio sono stati scambiati a 82,01 dollari al barile, in calo del 3,74% sulla settimana.
Mercoledì, i prezzi del greggio sono scesi ai minimi dal 29 ottobre dopo che il Consiglio di Stato della Cina ha dichiarato che ha deciso di controllare i prezzi degli alimenti dopo che questi hanno raggiunto il massimo da 25 mesi ad ottobre.
I prezzi del greggio sono rimbalzati, giovedì, a seguito della pubblicazione dei dati sull'inflazione statunitense dei prezzi al consumo e dello scemare dei timori sulla crisi irlandese.
Il greggio ha ripreso a scendere venerdì, dopo che la Banca Popolare Cinese ha annunciato che alzerà i requisiti relativi alle riserve delle banche, per la seconda volta in due settimane. La decisione ha generato discussioni relative alla possibilità che vengano rialzati i tassi d'interesse di riferimento.
Secondo un rapporto della Deutsche Bank, "qualsiasi segno di rallentamento dell'economia cinese si ripercuoterà sulle stime relative alla domanda di petrolio".
La Cina è il secondo consumatore mondiale di petrolio, con l'International Energy Agency che ne stima i consumi pari al 40% della domanda mondiale nel biennio 2010-11.
L'Energy Information Administration americana ha riportato nel suo rapporto mensile che le scorte di greggio sono diminuite nella settimana terminata il 12 novembre, a 7,3 milioni di barili. Gli analisti avevano previsto un ribasso di 0,5 milioni di barili.
I future del gas naturale con consegna a dicembre sono stati scambiati al massimo da sette giorni di 4.171 dollari per milione di unità termali britanniche alla chiusura dei mercati, venerdì, in crescita del 9,49% sulla settimana.
Sul New York Mercantile Exchange, i future del greggio dolce e leggero con consegna a dicembre sono stati scambiati a 81,51 dollari al barile alla chiusura dei mercati, venerdì, in calo del 3,85% sulla settimana.
I contratti di dicembre sono scaduti alla chiusura dei mrcati.
I contratti con consegna a gennaio sono stati scambiati a 82,01 dollari al barile, in calo del 3,74% sulla settimana.
Mercoledì, i prezzi del greggio sono scesi ai minimi dal 29 ottobre dopo che il Consiglio di Stato della Cina ha dichiarato che ha deciso di controllare i prezzi degli alimenti dopo che questi hanno raggiunto il massimo da 25 mesi ad ottobre.
I prezzi del greggio sono rimbalzati, giovedì, a seguito della pubblicazione dei dati sull'inflazione statunitense dei prezzi al consumo e dello scemare dei timori sulla crisi irlandese.
Il greggio ha ripreso a scendere venerdì, dopo che la Banca Popolare Cinese ha annunciato che alzerà i requisiti relativi alle riserve delle banche, per la seconda volta in due settimane. La decisione ha generato discussioni relative alla possibilità che vengano rialzati i tassi d'interesse di riferimento.
Secondo un rapporto della Deutsche Bank, "qualsiasi segno di rallentamento dell'economia cinese si ripercuoterà sulle stime relative alla domanda di petrolio".
La Cina è il secondo consumatore mondiale di petrolio, con l'International Energy Agency che ne stima i consumi pari al 40% della domanda mondiale nel biennio 2010-11.
L'Energy Information Administration americana ha riportato nel suo rapporto mensile che le scorte di greggio sono diminuite nella settimana terminata il 12 novembre, a 7,3 milioni di barili. Gli analisti avevano previsto un ribasso di 0,5 milioni di barili.
I future del gas naturale con consegna a dicembre sono stati scambiati al massimo da sette giorni di 4.171 dollari per milione di unità termali britanniche alla chiusura dei mercati, venerdì, in crescita del 9,49% sulla settimana.