Investing.com – I futures sul petrolio greggio sono aumentati nettamente venerdì, saltando al massimo di quattro settimane, tra le speranze di una risoluzione alla crisi del debito in corso nella zona euro e le vendite al dettaglio negli USA migliori del previsto, fattori che hanno insieme aumentato l’appeal delle attività più rischiose.
Sul New York Mercantile Exchange i futures del greggio con consegna a novembre sono stati scambiati a 87,50 dollari al barile alla chiusura degli scambi di venerdì, in salita del 5,2% nell'arco della settimana, il secondo aumento settimanale consecutivo.
I prezzi del greggio sono saliti del 3,1% venerdì a 87,50 dollari al barile, il prezzo più alto dal 21 settembre, dopo l'uscita di dati migliori del previsto sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti.
Il Dipartimento del Commercio ha dichiarato che le vendite al dettaglio sono aumentate dell’1,1% nel mese di settembre, il più grande aumento in sette mesi, superando le aspettative si un aumento dello 0,5%. Il mese precedente il dato è stato rivisto fino ad un aumento dello 0,3% da una lettura piatta.
Venerdì la Francia e la Germania sembravano vicine ad un accordo su un piano per ricapitalizzare gli istituti di credito europei, aumentando la dimensione fondo di salvataggio della zona euro ristrutturando il debito sovrano greco.
Nel frattempo, Sul FMI il Financial Times ha riportato che i paesi dei mercati emergenti stanno esaminando le modalità con le quali aumentare la capacità di prestito attraverso uno strumento apposito o attraverso l'acquisto di speciali titoli del FMI.
La notizia ha visto la propensione al rischio affinarsi, spingendo gli investitori a spostarsi verso attività più rischiose, come le materie prime e le valute ad alto rendimento, smorzando l'appeal dei tradizionali beni rifugio come il dollaro statunitense.
L'indice del dollaro, che replica la performance del dollaro USA nei confronti di un paniere di sei principali valute, ha segnato -0,51% al minimo di 4 settimane di 76,88 venerdì. L'indice del dollaro ha perso il 2,83% sulla settimana.
I prezzi del petrolio tipicamente si rafforzano quando la valuta statunitense si indebolisce e le materie prime espresse in dollari diventano più economiche per i titolari di altre valute.
I prezzi del greggio sono andati sotto pressione all'inizio della settimana dopo che l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e l'Agenzia internazionale dell'energia hanno entrambi abbassato le rispettive proiezioni per la domanda globale di petrolio per il 2011 e per il 2012, per via del calo delle prospettive di crescita globale.
Giovedì i prezzi sono scesi a 83,15 dollari al barile dopo che i dati commerciali ufficiali provenienti dalla Cina hanno mostrato che le importazioni di petrolio della nazione sono scese del 12% a settembre rispetto all'anno precedente, rimanendo sotto i 5 milioni di barili al giorno per il quarto mese consecutivo.
La Cina è il secondo più grande consumatore al mondo dopo gli Stati Uniti ed ha spinto la crescita della domanda.
Sull’ICE Futures Exchange i futures del petrolio Brent con consegna a dicembre sono stati scambiati al massimo di quattro settimane di 112,69 dollari al barile alla chiusura degli scambi di Venerdì. Il contratto Brent ha segnato +7,75% nell'arco della settimana, con lo spread tra il Brent e i contratti del greggio a 25,19 dollari al barile.
Il contratto di novembre del Brent è scaduto alla chiusura degli scambi di venerdì, attestandosi a 114,68 dollari al barile, con lo spread tra il Brent e dei contratti di greggio al record 28,10 dollari al barile.
Nella settimana che verrà gli sviluppi nella zona euro rimarranno sotto i riflettori, mentre gli investitori attenderanno una serie di dati economici dagli Stati Uniti e della Cina per misurare la forza dell'economia globale.
Sul New York Mercantile Exchange i futures del greggio con consegna a novembre sono stati scambiati a 87,50 dollari al barile alla chiusura degli scambi di venerdì, in salita del 5,2% nell'arco della settimana, il secondo aumento settimanale consecutivo.
I prezzi del greggio sono saliti del 3,1% venerdì a 87,50 dollari al barile, il prezzo più alto dal 21 settembre, dopo l'uscita di dati migliori del previsto sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti.
Il Dipartimento del Commercio ha dichiarato che le vendite al dettaglio sono aumentate dell’1,1% nel mese di settembre, il più grande aumento in sette mesi, superando le aspettative si un aumento dello 0,5%. Il mese precedente il dato è stato rivisto fino ad un aumento dello 0,3% da una lettura piatta.
Venerdì la Francia e la Germania sembravano vicine ad un accordo su un piano per ricapitalizzare gli istituti di credito europei, aumentando la dimensione fondo di salvataggio della zona euro ristrutturando il debito sovrano greco.
Nel frattempo, Sul FMI il Financial Times ha riportato che i paesi dei mercati emergenti stanno esaminando le modalità con le quali aumentare la capacità di prestito attraverso uno strumento apposito o attraverso l'acquisto di speciali titoli del FMI.
La notizia ha visto la propensione al rischio affinarsi, spingendo gli investitori a spostarsi verso attività più rischiose, come le materie prime e le valute ad alto rendimento, smorzando l'appeal dei tradizionali beni rifugio come il dollaro statunitense.
L'indice del dollaro, che replica la performance del dollaro USA nei confronti di un paniere di sei principali valute, ha segnato -0,51% al minimo di 4 settimane di 76,88 venerdì. L'indice del dollaro ha perso il 2,83% sulla settimana.
I prezzi del petrolio tipicamente si rafforzano quando la valuta statunitense si indebolisce e le materie prime espresse in dollari diventano più economiche per i titolari di altre valute.
I prezzi del greggio sono andati sotto pressione all'inizio della settimana dopo che l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e l'Agenzia internazionale dell'energia hanno entrambi abbassato le rispettive proiezioni per la domanda globale di petrolio per il 2011 e per il 2012, per via del calo delle prospettive di crescita globale.
Giovedì i prezzi sono scesi a 83,15 dollari al barile dopo che i dati commerciali ufficiali provenienti dalla Cina hanno mostrato che le importazioni di petrolio della nazione sono scese del 12% a settembre rispetto all'anno precedente, rimanendo sotto i 5 milioni di barili al giorno per il quarto mese consecutivo.
La Cina è il secondo più grande consumatore al mondo dopo gli Stati Uniti ed ha spinto la crescita della domanda.
Sull’ICE Futures Exchange i futures del petrolio Brent con consegna a dicembre sono stati scambiati al massimo di quattro settimane di 112,69 dollari al barile alla chiusura degli scambi di Venerdì. Il contratto Brent ha segnato +7,75% nell'arco della settimana, con lo spread tra il Brent e i contratti del greggio a 25,19 dollari al barile.
Il contratto di novembre del Brent è scaduto alla chiusura degli scambi di venerdì, attestandosi a 114,68 dollari al barile, con lo spread tra il Brent e dei contratti di greggio al record 28,10 dollari al barile.
Nella settimana che verrà gli sviluppi nella zona euro rimarranno sotto i riflettori, mentre gli investitori attenderanno una serie di dati economici dagli Stati Uniti e della Cina per misurare la forza dell'economia globale.