TOKYO (Reuters) - I prezzi del petrolio sono ai massimi da marzo, sostenuti dalla flessione delle scorte di greggio Usa, dai tagli alla produzione guidati dall'Opec e dalla ripresa della domanda sulla scia degli allentamenti delle restrizioni agli spostamenti imposte a causa della crisi del coronavirus.
I prezzi del greggio sono crollati nel 2020, con l'indice di riferimento globale Brent che ha toccato i minimi di 21 anni sotto i 16 dollari ad aprile, mentre la domanda collassava. Con un aumento dell'utilizzo di carburanti e crescenti segnali che la questione dell'eccesso di offerta viene affrontata, il prezzo del Brent da allora è più che raddoppiato.
Alle 11,15 italiane i futures sul Brent per il contratto di luglio guadagnano 64 centesimi, o l' 1,8%, a 36,39 dollari al barile.
I futures sul greggio Usa avanzano di 73 centesimi, o dell'2,2%, a 34,22 dollari al barile. Entrambi i benchmark sono ai massimi dall'11 marzo.
Ultimo segnale di un allentamento del surplus di offerta, le scorte di greggio statunitense sono scese di 5 milioni di barili la scorsa settimana. Gli analisti ne avevano di contro previsto un aumento.
Anche i mercati fisici del greggio, ai minimi storici appena qualche settimana fa sul crollo della domanda, stanno recuperando terreno.
L'Opec, la Russia e altri Paesi alleati -- gruppo conosciuto come Opec+ -- hanno concordato tagli alla produzione per la cifra record di 9,7 milioni di barili al giorno a partire dall'1 maggio per sostenere il mercato.
Dall'inizio di maggio l'Opec+ ha tagliato le esportazioni di petrolio di circa 6 milioni di barili, secondo i dati delle società che controllano i flussi, indice di un forte impegno a rispettare l'accordo. L'Opec ha dichiarato che il mercato sta rispondendo bene.