Investing.com - Il prezzo del petrolio greggio prosegue la sua crescita, superando i 62 dollari al barile, mentre il Brent sale oltre quota 72 dollari.
La salita del prezzo del greggio sta sostenendo anche i titoli petroliferi di Piazza Affari, con l’indice di settore, il FTSE Italia All Share Basic Resources, in crescita di oltre il 2%, nettamente in controtendenza rispetto al Ftse Mib che resta sotto la parità.
Crescite sostenute per Tenaris (MI:TENR) (+2%) e Saipem (MI:SPMI) (+1%), mentre Eni (MI:ENI) rimane in verde. Crolla, invece, Saras (MI:SRS) (-2%) dopo la diffusione dei dati del primo trimestre 2019.
Saras ha evidenziato una perdita di 3,1 milioni di euro del risultato netto rispetto allo stesso periodo del 2018.
Secondo la società della famiglia Moratti, "i risultati del primo trimestre 2019 sono influenzati da una grande volatilità del mercato petrolifero. Le sanzioni imposte dall’amministrazione statunitense a Iran e Venezuela ed i tagli produttivi messi in atto dai produttori Opec e dalla Russia hanno limitato la disponibilità di grezzi pesanti ad alto tenore di zolfo”.
Proprio le preoccupazioni geopolitiche sono alla base dei movimenti del prezzo dei petrolio. Gli Stati Uniti hanno fatto evacuare il personale diplomatico ‘non essenziale’ dall’Iraq, mossa vista da molti come possibile preludio ad un attacco contro le milizie filoiraniane, creando rischi alla produzione irachena.
Pressione anche sull’Iran, con il suo export di petrolio che risente dalle citate sanzioni USA. Secondo l’AIE, la vendita iraniana è già ai minimi da settembre 2013 e le prospettive non prevedono una inversione di tendenza.
Crolla, inoltre, la produzione in Venezuela. Secondo S&P Platts, alcuni documenti riservati rivelano che il calo ha raggiungo il 77% rispetto a inizio aprile, fermandosi a 169,800 barili al giorno, a causa della mancanza di petroliere disposte a traportare il petrolio.