LONDRA (Reuters) - I futures sul petrolio si dirigono verso il sesto giorno di fila di ribasso sulla scia dell'aumento del numero delle vittime del coronavirus in Cina, anche se le forti vendite delle ultime sessioni sono limitate dall'interruzione della produzione in Libia e dalle dichiarazioni dell'Opec, pensate per placare i timori sulla domanda.
I futures sul Brent scambiano in ribasso di 49 centesimi a 58,83 dollari il barile intorno alle 11,05 italiane, avendo toccato i minimi di tre mesi ieri, a 58,50 dollari. L'epidemia virale ha innescato un'ondata di vendite su scala globale sugli asset più rischiosi.
I futures sul greggio Usa scambiano in ribasso di 24 centesimi a 52,90 dollari il barile, dopo aver toccato i minimi da inizio ottobre nella precedente sessione, a 52,13 dollari. Entrambi i contratti sono indirizzati verso le peggiori perdite mensili da maggio.
Gli Stati Uniti e altri paesi hanno raccomandato di non viaggiare in Cina, con il bilancio delle vittime del coronavirus che ha superato la soglia dei 100 e dopo che il virus è stato rilevato in più di una dozzina di paesi fuori dalla Cina.
Gli investitori petroliferi temono che gli avvisi sui viaggi, altre restrizioni e qualsiasi impatto significativo sulla crescita in Cina e altrove potrebbero minare la domanda di greggio e di altri prodotti in un contesto di abbondante offerta.
Il Giappone, uno dei principali compratori di petrolio, ha segnalato i rischi del virus per la propria economia.
Mentre i mercati attendono un aggiornamento sulla domanda di petrolio in Cina, in Libia la produzione è calata quasi del 75%, appena al di sotto di 300.000 barili al giorno, a causa dei più lunghi blocchi petroliferi degli ultimi anni.
"I mercati necessitano di una valutazione adeguata della domanda di petrolio in Cina", ha detto Olivier Jakob di Petromatrix. "E finché la Libia rimane chiusa, l'Opec probabilmente non ha bisogno di fare niente".