Di Mauro Speranza
Investing.com – Con l'avvio al 1 maggio del taglio alla produzione, dopo il faticoso accordo raggiunto nelle settimane scorse, l'Opec e la Russia hanno bisogno che i loro 'sforzi' sia sostenuti dalla riduzione dell'output da parte delle grandi major petrolifere mondiali.
Si tratta di una situazione storica, in quanto i paesi dell'Opec avevano sempre evitato di coinvolgere i partner stranieri, ma di fronte alla crisi da coronavirus, grandi società come Exxon, Bp e Shell, sono state chiamate 'alle armi', mentre potrebbe aggiungersi anche l'italiana Eni.
Diverse tra le società petrolifere hanno già annunciato una riduzione dell'estrazione di greggio nel corso della presentazione dei loro bilanci, con il cambio nelle loro politiche delle risorse dovuto al forte calo del prezzo del petrolio e in parte anche per rispondere alle pressioni dei governi.
BP
Dalla compagnia britannica BP (LON:BP), il Ceo Bernard Looney ha già annunciato di attendersi “una riduzione dei volumi di produzione nel secondo trimestre a causa degli accordi Opec Plus”, sottolineando come le richieste sono arrivate da “Medio Oriente, Angola, Azerbaijan e Russia”.
Dall'Azerbaijan, la società Socar ha confermato la sua richiesta fatta verso BP, pari a un taglio di 76 mila bg, rappresentando i due terzi del taglio imposto dall'Opec+ al paese.
Inoltre, dalla Russia stanno facendo pressione su BP, azionista di Roseneft col 20% e il ministro russo dell'energia, Alexandr Novak, ha annunciato che la produzione russa sarà tagliata del 15% grazie ai tagli operati dalle società locali ma anche straniere.
Royal Dutch Shell
Grande protagonista in tema di taglio alla produzione resta Royal Dutch Shell (LON:RDSa), dopo che la società ha annunciato la sospensione del dividendo per la prima volta nel dopoguerra.
Il gruppo ridurrà la sua estrazione a 1,75-2,25 mbp rispetto ai precedenti 2,7 mbg, e “grosso modo il 40% della riduzione è dovuto all'Opec Plus”, spiegava la cfo Jessica Uhl.
Eni
Nel corso della conference call del 24 aprile, da ENI (MI:ENI) hanno negato di aver ricevuto richieste di un taglio alla produzione, anche se hanno ammesso di attendersele, indicando il giacimento iracheno di Zubair quale possibile destinatario della riduzione.
A tal fine, Eni dovrà trattare con l'Iraq, la Nigeria e il Kazakhstan, paesi dove la società italiana è particolarmente involucrata e che dovranno coinvolgere le compagnie straniere per rispettare gli impegni presi con l'Opec+.
Altro giacimento importante per Eni è quello di Kashagan, con metà della produzione del paese ma l'80% in mano a società straniere, che dovrà tagliare 1 mbp.
L'Eni, comunque, ha annunciato in fase di comunicazione dei conti trimestrali una riduzione del target di produzione da 1,9 mbg a 1,75 – 1,8 mbg.
Le società statunitensi
Le più grandi compagnie degli Stati Uniti, ExxonMobil (NYSE:XOM), Chevron (NYSE:CVX) e ConocoPhillips (NYSE:COP), ridurranno complessivamente 660 mila bg di produzione di petrolio entro giugno, dopo 1 mbg già ridotti nel paese a causa della chiusura dei pozzi non produttivi.
ExxonMobil ha annunciato nel corso del secondo trimestre una riduzione complessiva dell'output del 10% equivalente a 400 mila bg. Il 25% del taglio riguarderà lo shale oil di Permian, con due terzi della produzione ridotto, mentre il resto sarà diviso in diverse località non solo in Nord America.
“L’industria non ha mai visto tante chiusure di pozzi come oggi”, spiegava Clay Williams, ceo di National Oilwell Varco, il maggior fornitore Usa di macchinari per l’Oil&Gas, e “siamo sul punto di assistere a chiusure forzate per 15-20 milioni di barili al giorno”.
Le quotazioni del petrolio
Nella giornata di oggi, intanto, il greggio continua la sua risalita e supera quota 22 dollari, mentre il Brent viene scambiato a 29 dollari al barile.
Tra le cause della risalita ci sono le attese per un recupero della domanda grazie alla riapertura delle economie mondiali dopo il lockdown per contenere il coronavirus.