LONDRA (Reuters) - I prezzi del petrolio sono in crescita, mentre i colloqui sul nucleare iraniano sembrano incontrare degli ostacoli e si profila un embargo sui rifornimenti di petrolio russo, con un'offerta limitata che fatica a soddisfare la domanda ancora robusta.
Intorno alle 11,40 italiane, il Brent è in rialzo 1,06 dollari, o dell'1,13%, a 93,90 dollari al barile. Il greggio statunitense West Texas Intermediate guadagna 91 centesimi (+1%) a 87,7 dollari al barile.
Sabato Francia, Gran Bretagna e Germania hanno detto di nutrire "seri dubbi" sulle intenzioni dell'Iran di rilanciare l'accordo sul nucleare, uno scenario che potrebbe tenere il petrolio iraniano fuori dal mercato, mantenendo l'offerta globale sotto pressione.
I prezzi globali del petrolio potrebbero rimbalzare verso la fine dell'anno, poiché si prevede che l'offerta si contrarrà ulteriormente quando il 5 dicembre entrerà in vigore l'embargo dell'Unione Europea sul petrolio russo.
Il G7 applicherà un tetto al prezzo del greggio russo per limitare le entrate derivanti dalle esportazioni petrolifere di Mosca dopo l'invasione dell'Ucraina a febbraio, e prevede di adottare delle misure per garantire che il greggio possa ancora affluire ai paesi emergenti.
La domanda di petrolio della Cina potrebbe contrarsi per la prima volta in due decenni quest'anno, dato che la politica zero-Covid di Pechino costringe le persone a restare a casa durante le vacanze, riducendo il consumo di carburante.
(Tradotto da Chiara Bontacchio, editing Sabina Suzzi)