Investing.com - Il greggio West Texas Intermediate ha ridotto i guadagni questo mercoledì, dopo i dati che hanno mostrato che le scorte di greggio statunitensi sono scese meno del previsto la settimana scorsa.
Il greggio con consegna a settembre sul New York Mercantile Exchange è salito di 20 centesimi, o dello 0,46% a 43,28 dollari al barile negli scambi della mattinata statunitense. Il prezzo si era attestato a 43,52 dollari prima della pubblicazione dei dati.
Secondo il report settimanale della U.S. Energy Information Administration, le scorte di {{8849|greggio} sono scese di 1,7 milioni di barili nella settimana terminata il 7 agosto.
Gli analisti avevano previsto un calo di 1,8 milioni, mentre l’American Petroleum Institute ieri aveva riportato un calo di 0,9 milioni di barili.
Le scorte a Cushing, Oklahoma, il principale hub di consegna del greggio Nymex, si sono ridotte di 51.000 barili la scorsa settimana, contro le aspettative di un calo di 425.000 barili, dopo la riduzione di 542.000 barili la settimana precedente.
Le scorte totali di greggio USA ammontano a 453,6 milioni di barili la scorsa settimana, vicino al minimo di quasi 80 anni per questo periodo dell’anno.
Il report ha mostrato inoltre che le scorte di benzina sono scese di 1,3 milioni di barili, mentre le scorte di prodotti raffinati si sono ridotte di 3,0 milioni di barili.
Ieri, il greggio Nymex è sceso al minimo intraday di 42,69 dollari, un livello che non si registrava dal marzo del 2009, prima di crollare a 43,08 dollari, giù di 1,88 dollari, o del 4,18%.
Negli ultimi mesi i futures del greggio scambiati sulla borsa di New York sono andati sotto forte pressione alla vendita per via dei timori legati all’aumento della produzione statunitense di greggio.
L’agenzia di ricerche di settore Baker Hughes (NYSE:BHI) ha dichiarato che il numero degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti è aumentato di sei unità la scorsa settimana, a 670, il terzo aumento settimanale consecutivo.
Attualmente sono operativi il 60% in meno di pozzi dal picco di ottobre di 1.609, tuttavia, il calo degli impianti si è sensibilmente ridotto nelle ultime settimane, alimentato i timori per un’impennata della produzione di petrolio di scisto USA nei prossimi mesi.
Intanto, sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna ad ottobre sale di 47 centesimi, o delo 0,96% a 50,18 dollari al barile.
Ieri, il prezzo del greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra è crollato di 1,31 dollari, o del 2,57% a 49,71 dollari. Lunedì il greggio Brent è crollato a 48,24 dollari, il minimo dal marzo del 2009.
Nel report mensile rilasciato all’inizio della seduta, la IEA ha dichiarato che la richiesta globale di greggio dovrebbe aumentare di 1,6 milioni di barili al giorno quest’anno, 200.000 in più rispetto a quanto previsto il mese scorso.
Tuttavia, l’agenzia ha sottolineato che l’eccesso di greggio globale durerà fino al prossimo anno, spiegando che “sebbene sia chiaramente cominciato un bilanciamento, il processo verrà prolungato dal momento che l’eccesso di scorte dovrebbe persistere nel 2016, segnale che le scorte globali continueranno ad aumentare”.
La produzione globale di greggio supera ancora la domanda a causa della forte crescita nella produzione del petrolio di scisto negli Stati Uniti e della decisione presa lo scorso anno dall’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio di non ridurre la produzione.
Intanto, lo spread tra i contratti del greggio Brent e quelli WTI è di 6,90 dollari al barile, rispetto ai 6,63 dollari segnati alla chiusura di ieri.
La Cina ha fatto scendere ulteriormente lo yuan per il secondo giorno consecutivo oggi, dal momento che i legislatori stanno cercando di dare slancio all’economia della nazione.
Secondo alcuni analisti dei mercati, il veloce crollo del valore dello yuan potrebbe scatenare una guerra monetaria che potrebbe destabilizzare l’economia globale.
Si è verificato un selloff degli investimenti legati al rischio, con i titoli globali, le valute dei mercati emergenti e le materie prime sotto pressione, mentre gli investimenti rifugio, come i bond governativi e l’oro hanno subito un’impennata.
Il dollaro è andato sotto pressione dopo la decisione a sorpresa della Cina di svalutare la propria valuta, decisione che ha alimentato le aspettative che la Federal Reserve possa rinviare l’aumento dei tassi di interesse alla fine del 2015.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, crolla dell’1,1% a 96,17, il minimo dal 13 luglio.