Investing.com - Il prezzo dell’oro è sotto pressione negli scambi della mattinata statunitense di questo martedì, dopo le perdite segnate nella notte, mentre il dollaro si rafforza grazie alle parole dei policymaker della Federal Reserve che lasciano intendere la possibilità di un aumento dei tassi il mese prossimo.
L’oro con consegna ad aprile sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange scende di 9,45 dollari, o dello 0,8%, a 1.229,75 dollari l’oncia troy alle 8:40 ET (13:40 GMT), dopo aver toccato il minimo della seduta di 1.228,70 dollari.
Ieri i mercati statunitensi sono rimasti chiusi per il Giorno del Presidente.
L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,6% a 101,53 negli scambi della mattinata newyorkese, vicino al massimo di oltre un mese della scorsa settimana di 101,75.
Intanto, il rendimento dei bond a 10 anni USA è salito di 3,6 punti base al 2,461%.
Il Presidente della Fed di Philadelphia Patrick Harker ieri ha dichiarato che sarebbe a favore di un aumento dei tassi di interesse in occasione del vertice di marzo se dovessero esserci ulteriori prove che l’inflazione sta riprendendo lo slancio.
I suoi commenti fanno eco a quelli della Presidente della Federal Reserve di Cleveland Loretta Mester, che ieri si è detta d’accordo con un aumento dei tassi di interesse a questo punto se l’economia dovesse mantenere questa performance.
Gli investitori attendono i commenti di altri tre funzionari della Fed nel corso della giornata: quelli del Presidente della Fed di Minneapolis Neel Kashkari, del Presidente della Philly Fed Harker e del Presidente della Fed di San Francisco John Williams, per avere maggiori indicazioni sull’eventualità di un aumento dei tassi a marzo.
Sono attesi inoltre i verbali dell’ultimo vertice di politica monetaria della Fed, previsti per domani.
La scorsa settimana la Presidente della Fed Janet Yellen ha dichiarato che la banca centrale USA probabilmente dovrà alzare i tassi in occasione di uno dei prossimi vertici, pur sottolineando una considerevole incertezza per la politica economica sotto il governo di Donald Trump.
I future Fed fund mostrano una probabilità pari 27% di un aumento dei tassi a marzo, secondo lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com. La possibilità di un aumento a maggio è pari al 50%, mentre quella di giugno è pari invece a circa il 73%.
Il metallo prezioso risente dell’andamento dei tassi di interesse USA, il cui aumento fa salire il costo degli investimenti senza rendimento come i lingotti, supportando invece il dollaro.
Un dollaro forte e dei tassi di interesse alti sono ribassisti per l’oro, che è valutato in dollari e fatica a competere con gli investimenti ad alto rendimento quando i tassi vengono alzati.
Sempre sul Comex, i future dell’argento con consegna a marzo scendono di 14,7 centesimi, o dello 0,8%, a 17,88 dollari l’oncia troy.
Intanto il platino crolla dell’1,2% a 993,75 dollari ed il palladio registra un crollo dell’1,7% a 766,15 dollari l’oncia.
I future del rame balzano di 3,8 centesimi, o dell’1,4%, a 2,745 dollari la libbra, supportati dai timori per un’interruzione delle forniture da parte di Cile ed Indonesia.
Il prezzo del metallo rosso è schizzato al massimo di 20 mesi di 2,822 dollari la scorsa settimana a causa degli scioperi nella miniera cilena di Escondida di BHP Billiton (LON:BLT) ed in quella indonesiana di Grasberg di Freeport-McMoran (NYSE:FCX).
La produzione combinata delle due miniere rappresenta circa il 10% della fornitura mondiale di rame.