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Petrolio in salita, le sanzioni contro la Russia fanno paura

Pubblicato 25.02.2022, 06:04
© Reuters.
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Di Gina Lee

Investing.com - Sale il petrolio negli scambi asiatici di questo venerdì, con l’invasione russa dell’Ucraina che domina i timori sull’offerta globale. Gli investitori si preparano intanto al potenziale impatto delle sanzioni commerciali sulla Russia, il terzo esportatore di greggio a livello mondiale.

I I future sul petrolio Brent schizzano del 2,38% a 97,69 dollari alle 5:58 AM CET, dopo aver toccato un massimo di 101,87 dollari. I future WTI sono in salita del 2,24% a 94,89 dollari.

L’invasione russa dell’Ucraina di ieri ha visto l’oro nero superare i 100 dollari per la prima volta dal 2014, con i future Brent a 105 dollari. Gli ucraini stanno fuggendo a decine di migliaia all'indomani del più grande attacco a uno stato europeo dalla seconda guerra mondiale.

“Gli acquirenti asiatici, chiaramente nervosi in questa conclusione di settimana, si sono buttati in massa sul petrolio oggi, facendo salire ancora una volta i prezzi, dopo le notizie di esplosioni a Kiev”, ha dichiarato a Reuters l’analista di mercato di OANDA Jeffrey Halley.

“La situazione in Ucraina basterà a mantenere i prezzi elevati, così come la minaccia di interruzioni, reali o immaginarie, in un contesto di domanda già forte e di offerta limitata a livello globale... Credo che i futures sul Brent saranno scambiati in un range tra i 90 e i 110 dollari nelle prossime settimane”.

Gli Stati Uniti hanno risposto all’invasione applicando ulteriori sanzioni alla Russia. Sebbene un funzionario del Dipartimento di Stato abbia detto a Reuters che le sanzioni “non mirano e non mireranno ai flussi di petrolio e gas”, i prezzi del petrolio rimangono alti.

“I mercati petroliferi sono particolarmente vulnerabili agli shock dell’offerta, dato che le scorte petrolifere globali sono ai minimi da sette anni”, ha scritto in una nota l’analista di Commonwealth Bank Vivek Dhar.

“La capacità di produzione di petrolio inutilizzata dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) e alleati (OPEC +) è stata messa in discussione a causa della deludente crescita dell’offerta OPEC+”, si legge ancora nella nota. Il cartello, di cui fa parte la Russia, ha lottato per aumentare la produzione, e la produzione da parte dei membri dell’OPEC nel gennaio 2022 sarebbe al di sotto dell’aumento previsto nell’ambito di un accordo con gli alleati, secondo un sondaggio Reuters.

Sebbene gli Stati Uniti abbiano indicato che potrebbero cercare di rilasciare scorte petrolifere strategiche per affrontare l’impennata dei prezzi, “la storia ci insegna che qualsiasi prelievo sulle scorte petrolifere strategiche probabilmente fornirà solo un sollievo temporaneo contro i prezzi elevati del petrolio”, si legge nella nota di Dhar.

Nel frattempo, i dati rilasciati giovedì dalla Energy Information Administration hanno mostrato un aumento delle scorte di greggio USA pari a 4,515 milioni di barili nella settimana terminata il 18 febbraio. Le previsioni di Investing.com indicavano un aumento di 442.000 barili, mentre la settimana precedente è stato registrato un aumento di 1,121 milioni di barili.

I dati sulle scorte di greggio dell’American Petroleum Institute, pubblicati mercoledì avevano indicato un aumento di 5,983 milioni di barili.

 

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