Investing.com - Il prezzo del rame crolla al minimo di oltre cinque anni questo martedì, dal momento che i dati commerciali positivi dalla Cina, il principale consumatore mondiale di rame, non sono riusciti a incoraggiare il sentimento.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, il rame con consegna a marzo ha toccato il minimo della seduta di 2,676 dollari la libbra, un livello che non si registrava dall’ottobre 2009, prima di attestarsi a 2,680 dollari la libbra negli scambi della mattinata europea, con un crollo di 4,5 centesimi, o dell’1,67%.
Ieri, il rame è sceso di 2,9 centesimi, o dell’1,05%, a 2,725 dollari la libbra, per via delle forti perdite sul mercato del greggio e sui mercati azionari che hanno ridotto la propensione al rischio.
Supporto a 2,650 dollari la libbra e resistenza a 2,760 dollari, il massimo dal 12 gennaio.
Il surplus commerciale della Cina è risultato pari a 49,6 miliardi di dollari a dicembre, in linea con le aspettative. Le esportazioni hanno subito un’impennata del 9,7% a dicembre mentre le importazioni sono aumentate del 2,4%, meno del previsto, segnale di una richiesta nazionale debole.
Secondo i dati, la Cina ha importato 420.000 tonnellate di rame a dicembre, un dato invariato rispetto a novembre.
La nazione asiatica è il principale consumatore mondiale di rame, col 40% della richiesta globale lo scorso anno.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, oscilla vicino al massimo degli ultimi 12 anni supportato dalla divergenza tra la politica monetaria attuata dalla Fed e quella attuata dalle banche centrali di Europa e Giappone.
L’euro resta sotto pressione tra le aspettative che la Banca Centrale Europea possa decidere di adottare nuove misure di allentamento monetario già durante il vertice del 22 gennaio.
Un dollaro forte riduce la richiesta di materie prime come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute.
Sul Comex, i futures dell’oro con consegna a febbraio salgono di 6,20 dollari, o dello 0,5% a 1.239,00 dollari l’oncia troy, mentre i futures dell’argento con consegna a marzo subiscono un’impennata di 36,6 centesimi, o del 2,21%, a 16,93 dollari l’oncia.
L’oro è stato sostenuto dal recente report sull’occupazione statunitense che ha mostrato un calo inaspettato degli stipendi medi, segnale che la Federal Reserve potrebbe mantenere i tassi attuali per un periodo più lungo.
Il prezzo del metallo prezioso si è ridotto di circa il 2% nel 2014 tra i timori che il consolidamento della ripresa economica statunitense possa convincere la Fed ad alzare i tassi prima e più velocemente del previsto.
L’oro beneficerebbe di un eventuale rallentamento dell’aumento dei tassi di interesse, dal momento che si ridurrebbero i costi di gestione del metallo, che non offre agli investitori un ritorno assicurato.
Intanto, il prezzo del greggio continua a crollare oggi, toccando il minimo degli ultimi sei anni per via dei timori per le scorte globali sovrabbondanti.
Il prezzo del greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra è crollato di 1,66 dollari, o del 3,41%, a 47,07 dollari al barile, mentre il greggio Nymex crolla di 1,46 dollari, o del 3,16%, a 44,62 dollari.