“Devo pagare le tasse sulle criptovalute?” è oggigiorno una domanda molto comune. Negli scorsi approfondimenti legati al tema delle criptovalute abbiamo analizzato due aspetti: il primo in merito all’obbligatorietà della compilazione della dichiarazione dei redditi, mentre il secondo riguarda la tipologia di reddito in cui inquadrare i crypto-asset. Dato che parliamo di beni estremamente volatili, è opportuno valutare le conseguenze in termini di tassazione in tutti gli scenari che si possano verificare, sia quando si ottiene una plusvalenza che quando si incappi in una minusvalenza. Andiamo con ordine. (fonte: “L’applicazione dell’Irpef alle criptovalute come valute estere”, Francesco Avella, IlSole24Ore).
Le criptovalute vengono considerate valute estere ai fini fiscali? Abbiamo appurato che l’Agenzia delle Entrate considera le criptovalute alla stregua di valute estere. Considerato che l’art. 67 del TUIR afferma che la plusvalenze derivanti da cessioni di valute estere sono soggette a tassazione, la domanda da porsi è la seguente: se vendo dei Bitcoin a un prezzo superiore rispetto al costo di acquisto, devo pagare le tasse sulle plusvalenze? Analizziamo brevemente cosa dice la legge. Se parliamo di valute estere, sono imponibili – quindi soggette a tassazione – le plusvalenze aventi le seguenti caratteristiche:
- realizzate mediante cessione di valute estere;
- rivenienti da depositi o conti correnti;
- se la giacenza in valuta nei depositi e conti correnti sia superiore a 51.645,69€ per almeno sette giorni lavorativi continui nel periodo d’imposta in cui la plusvalenza è stata realizzata.