di Balazs Koranyi e Francesco Canepa
FRANCOFORTE (Reuters) - Per il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi il 2% indicato come target di inflazione dall'istituto non dovrebbe essere visto come un tetto, in quello che è un passo significativo accompagnato da ulteriori espliciti riferimenti alle prossime misure accomodanti in tema di politica monetaria.
Con l'inflazione inchiodata ben sotto l'obiettivo, la produzione industriale tedesca in caduta libera e la Federal Reserve già in modalità espansiva, un'apertura della Bce a nuove misure di stimolo è vista soltanto come una questione di tempo.
L'istituto, che per il momento ha mantenuto invariati i tassi di interesse, nel comunicato diffuso al termine del consiglio odierno ha previsto che il costo del denaro nella zona euro rimanga sui livelli attuali o inferiori per lo meno fino alla fine del primo semestre del 2020, rispetto al precedente impegno di tassi stabili fino a giugno prossimo.
Francoforte ha inoltre incaricato i preposti comitati a livello di zona euro di esplorare nuove opzioni, come nuovi acquisti di asset e una 'modulazione' del tasso sui depositi.
"Questo outlook sta peggiorando sempre di più", ha detto Draghi in conferenza stampa, aggiungendo che l'auspicata ripresa nella seconda parte dell'anno è "meno probabile".
Il comunicato della Bce omette il riferimento standard all'obiettivo del tasso di inflazione "inferiore ma vicino al 2%" nel medio termine, parlando invece di "impegno alla simmetria sul target di inflazione".
"Il punto... fondamentalmente è che non ci piace quello che vediamo sul fronte dell'inflazione e simmetria significa che non c'è un tetto del 2%. L'inflazione può deviare sia in una direzione sia nell'altra", ha detto Draghi.
QUADRO FOSCO
Le sempre più esplicite promesse di nuove misure sono mirate a sostenere la fiducia in un'economia della zona euro alle prese con una recessione della manifattura che rischia di minare anni di stimoli.
Se da una parte la fiducia dei consumatori, l'occupazione e il credito bancario restano in buona salute, una recente serie di indicatori sul sentiment dell'industria ha dipinto un quadro fosco, alimentando il rischio che la debolezza della domanda estera -- parzialmente legata alla guerra commerciale globale -- possa a breve infettare l'economia locale.
La necessità di stimoli da parte della Bce è sostenuta da dati economici deboli, in particolare nel commercio estero e nella manifattura, motore della recente espansione dell'economia della zona euro.
Proprio oggi l'istituto tedesco Ifo ha messo in guardia su un contagio della recessione a tutti i settori importanti dell'industria tedesca e su un rapido deterioramento della fiducia.
Se alcuni sostengono che un'azione da parte della Bce non è urgente, a Draghi restano però soltanto tre mesi prima di terminare il suo mandato e passare la mano il 31 ottobre a Christine Lagarde.
Un altro problema è che, qualunque siano le misure che la Bce adotterà nei prossimi mesi, tutte avranno delle complicazioni e una portata limitata dato che la banca centrale ha già esaurito gran parte delle armi a sua disposizione.