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ANALISI-Usa, quali segnali di inflazione faranno cambiare direzione alla Fed?

Pubblicato 13.05.2021, 13:40
© Reuters. Delle persone osservano la vetrina di Banana Republic a Manhattan, New York City, New York, Stati Uniti, 30 marzo 2021 REUTERS/Caitlin Ochs

di Caroline Valetkevitch

NEW YORK (Reuters) - Un aumento superiore alle attese dei prezzi al consumo negli Stati Uniti ha messo gli investitori in forte stato di allerta e in attesa di ulteriori segnali di pressioni inflazionistiche che potrebbero far propendere la Federal Reserve per un rialzo dei tassi di interesse.

Diversi investitori hanno affermato che il dato sull'indice dei prezzi al consumo di ieri non è sufficiente per spingere la Fed a modificare la propria rotta. Ma la notizia, che ha alimentato i timori che l'economia si stia muovendo verso un sostenuto incremento dell'inflazione, ha creato nervosismo sui mercati.

"Il punto è se questo aumento di inflazione sia transitorio o sia destinato a durare. E lo dirà il tempo. Ritengo che sia destinato a durare fino a quando i costi del lavoro e delle materie prime non ne mitigheranno in parte gli effetti", ha detto Peter Tuz, presidente di Chase Investment Counsel.

"Di conseguenza si può chiaramente pensare che la Fed debba modificare la politica accomodante prima del previsto".

I principali indici statunitensi hanno perso circa il 2% ciascuno in seguito ai dati a cura del dipartimento del lavoro, dai quale è emerso che lo scorso mese l'indice dei prezzi al consumo è balzato dello 0,8%, l'aumento più marcato da giugno 2009. La parte 'core', che esclude le componenti volatili di cibo ed energia, è avanzata dello 0,9%.

"Scotta più del previsto ma non si sta surriscaldando", ha detto Gregory Daco, capo economista Usa presso Oxford Economics, parlando dell'economia. "La Fed non modificherà alcuna politica sulla base di un solo dato, pertanto non mi aspetto che questo cambi le regole del gioco".

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Gli investitori stanno spostando l'attenzione sui prossimi dati in arrivo che potrebbero completare il quadro dell'inflazione, specialmente nel caso dei prezzi alla produzione di aprile, la cui pubblicazione è prevista oggi. Gli economisti si attendono che l'inflazione 'wholesale' cresca, come ha fatto a marzo.

I dati di aprile relativi a vendite al dettaglio, produzione industriale e scorte delle imprese verranno pubblicati domani.

Chi si occupa di monitorare l'inflazione si domanda se la ripresa dell'economia dalla pandemia di Covid-19 non stia iniziando a prendere troppo piede. I cittadini statunitensi vengono vaccinati e molti stati stanno allentando le restrizioni sulle attività. Gli aiuti da parte del governo sono stati inviati a marzo alle famiglie che ne avevano diritto e hanno contribuito a un aumento della domanda.

Ma le prove non sono a senso unico. Il dato sui nuovi occupati di venerdì scorso ha mostrato un inatteso rallentamento ad aprile, segnale, in generale, di un raffreddamento dell'attività.

Il numero due della Fed Richard Clarida ha detto ieri che ci vorrà "un po' di tempo", prima che l'economia statunitense giunga a uno stato di guarigione tale da far prendere in considerazione alla Fed la possibilità di ridurre il livello di sostegno contro la crisi e si aspetta che il rialzo dei prezzi sia temporaneo.

INFLAZIONE "APPICCICOSA"?

Alcuni operatori del mercato hanno notato che la reazione dei Treasury al dato sull'inflazione è stata contenuta rispetto a quella dell'azionario, a riprova che chi monitora i tassi di interesse non si aspetta un inasprimento della politica monetaria da parte della Fed.

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"L'idea generale è che questi aumenti dei prezzi siano ancora transitori...(In caso contrario) il mercato obbligazionario dovrebbe esserne maggiormente preoccupato, e non lo è", ha detto Patrick Leary, chief market strategist e senior trader di Incapital.

Nella tarda giornata di ieri i rendimenti sul Treasury decennale erano in rialzo di 7,1 punti base, a 1,695%, dopo aver toccato 1,697%, massimo dal 13 aprile, e sono impostati per segnare il maggior incremento giornaliero in punti base dal 18 marzo.

I timori in merito a un aumento dell'inflazione e dei tassi di interesse hanno di recente avuto un impatto su alcuni titoli 'high value'. Lo schema si è ripetuto ieri, con il Nasdaq che ha guidato le perdite tra i tre principali indici a Wall Street.

La domanda che serpeggia tra gli investitori è "Per quanto tempo i tassi di interesse resteranno ancorati al fondo?" ha affermato Quincy Krosby, chief market strategist di Prudential Financial (LON:PRU).

"La pubblicazione di un dato non modificherà la posizione della Fed", ha aggiunto Krosby. Sarà necessario un maggior numero di dati perché ciò accada, tra cui "quelli che suggeriscono un'inflazione più alta e con costi maggiori. Non siamo ancora a quel punto. Siamo ancora nella fase di rimbalzo".

(Tradotto in redazione a Danzica da Michela Piersimoni, in redazione a Milano/Roma Xxx, michela.piersimoni@thomsonreuters.com, +48 587696616)

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