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Bce, ancora cautela ma toni più dovish: per i gestori, taglierà a giugno

Pubblicato 08.03.2024, 06:39
© Reuters.

Di Chiara Santilli

L’Eurotower lascia il costo del denaro invariato ma lima le stime di inflazione e crescita. Lagarde: per ridurre i tassi non aspetteremo che i prezzi tornino al 2%. E neppure la Fed. Intanto sale l’attenzione sui salari. La view commenti degli asset manager

Tassi fermi al 4% ma stime di crescita e inflazione riviste al ribasso. Il tutto mentre l’attenzione si dirige in maniera sempre più decisa sulla corsa dei salari. Come da attese, la Banca centrale europea ha scelto la modalità ‘wait and see’ e confermato l’approccio data-dependent che ormai da mesi sta guidando le sue scelte. Eppure, un primo piccolo passo verso l’avvio dell’allentamento monetario si è intravisto comunque: la presidente Christine Lagarde ha infatti chiarito che il carovita retrocede più velocemente del previsto e non sarà necessario aspettare né il ritorno al target del 2% né la Fed per iniziare a tagliare i tassi di interesse. Parole che alimentano i dubbi dei gestori sulla possibilità di un taglio a giugno.

Ridotte le stime di inflazione e crescita dell’Eurozona. Preoccupano i salari

Nel secondo meeting del 2024 l’attenzione dei mercati era puntata sull’aggiornamento delle previsioni. L’Eurotower vede ora l’inflazione dell’Area euro scendere più di quanto pronosticato a dicembre: l’indice dei prezzi si attesterà al 2,3% nel 2024 (dal 2,7% precedente), per poi tornare all’agognato 2% nel 2025 (da 2,1%) e calare ancora all’1,9% nel 2026. “Siamo nel mezzo del processo di disinflazione, facciamo buoni progressi e siamo più fiduciosi, ma non siamo ancora sufficientemente sicuri”, ha scandito la presidente nel corso della conferenza stampa post riunione. “Chiaramente ci servono più dati che arriveranno nei prossimi mesi, ne sapremo di più ad aprile e molto di più a giugno”, ha aggiunto. Specificando che il Consiglio non ha parlato di tagli in questa riunione, ma ha “solo iniziato a discutere di arretrare la politica restrittiva”.

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Le retribuzioni continuano ad essere l’osservato speciale: “Anche se gran parte degli indicatori d’inflazione sono ulteriormente rallentati, restano pressioni inflazionistiche interne, specialmente la crescita dei salari”, ha rimarcato la presidente, assicurando che Francoforte agirà indipendentemente dalla Federal Reserve americana.

Peggiorano intanto le previsione sulla crescita. Quest’anno il Pil del blocco si espanderà di un modesto 0,6%, meno dello 0,8% atteso a dicembre. La crescita dovrebbe rimanere moderata nel breve periodo, per poi crescere dell’1,5% il prossimo anno e dell’1,6% quello dopo ancora, sostenuta inizialmente dai consumi e, in seguito, anche dagli investimenti. “L’attività economica resta debole, i consumatori continuano a non spendere, gli investimenti restano moderati e le aziende esportano meno, ma i sondaggi indicano una ripresa graduale grazie all’inflazione in calo e agli stipendi che continuano a crescere”, ha spiegato Lagarde. Le insidie però restano, a partire dai “rischi derivanti dalle tensioni geopolitiche”.

Per i gestori la Bce è più dovish: tagli a giugno

Secondo Gero Jung, chief economist di Mirabaud Am, con questa riunione la Bce ha aperto la porta ai tagli dei tassi. “L’istituto centrale ha inviato un messaggio chiaramente dovish: è probabile che l’inflazione scenda più significativamente di quanto previsto in precedenza, e che addirittura cali al di sotto del 2% nel 2026, mentre la crescita economica sarà probabilmente più debole”, fa notare l’esperto, per il quale probabilmente i primi tagli avverranno a giugno.

“Le revisioni delle proiezioni dello staff della Banca centrale europea suggeriscono che i tagli non sono lontani”, afferma anche Felix Feather, economista di abrdn. A suo parere, infatti, l’Eurotower è sempre più convinta che l’inflazione si stia effettivamente dirigendo rapidamente verso l’obiettivo e la prima sforbiciata avverrà a giugno, quando il Consiglio direttivo avrà i dati sui salari del primo trimestre.

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Dello stesso parere David Chappell, senior fixed income portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments, per il quale il miglioramento delle previsioni sull’inflazione core e i segnali abbastanza evidenti lanciati della presidente durante la conferenza stampa hanno rafforzato le aspettative del mercato su giugno. “I circa 100 punti base di tagli attualmente prezzati entro la fine dell’anno potrebbero risultare insufficienti se i dati dei salari dei prossimi mesi dovessero riservare sorprese al ribasso”, avverte.

Antonella Manganelli, ad di Payden & Rygel Italia, fa notare come dopo gli aggiornamenti delle stime, i mercati abbiano reagito prezzando una maggiore probabilità di un ciclo di tagli anticipato e più ampio in Europa: “I rendimenti dei titoli di Stato tedeschi sono diminuiti di 8 e 6 punti base nella parte rispettivamente a 2 e 10 anni della curva”, analizza. L’esperta precisa però che le successive dichiarazioni di Lagarde hanno indotto gli investitori a credere che sarà necessario attendere la riunione di giugno: “Di conseguenza, al termine della conferenza stampa, i rendimenti dei titoli di Stato hanno quasi completamente invertito il loro calo iniziale, mentre l’euro si è leggermente rafforzato rispetto al dollaro Usa”, chiarisce.

Whitney Watson, co-head e co-cio of fixed income and liquidity solutions di Goldman Sachs (NYSE:GS) Am, vede un totale di quattro riduzioni da 25 punti base quest’anno a partire da giugno. “Sebbene i rischi siano diventati più equilibrati, tagli dei tassi più profondi o più rapidi potrebbero concretizzarsi nel caso in cui la disinflazione dovesse prendere piede o l’economia dovesse entrare in una fase di recessione”, spiega.

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Anche Konstantin Veit, portfolio manager di Pimco, è convinto che una volta iniziato a tagliare, la Bce procederà con cautela con convenzionali step di 25 punti base. Ma la sua aspettativa è di tre sforbiciate, a partire da giugno o più avanti. “La chiave è l’andamento dei salari”, afferma, dichiarandosi scettico rispetto alle quotazioni di mercato, soprattutto in virtù di un’inflazione dei servizi vischiosa, di un mercato del lavoro resiliente e di condizioni finanziarie accomodanti. “Anche le considerazioni sulla gestione del rischio giocano un ruolo importante, in quanto i costi in termini di reputazione di un’inversione di rotta una volta iniziato il ciclo dei tagli sono elevati”, conclude.

Per ulteriori approfondimenti: FocusRisparmio - FR|Vision

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