Di Alessandro Albano
Investing.com - L'inflazione complessiva dell'Eurozona è scesa di uno 0,1% meno del previsto, attestandosi all'8,5% su base annua, con l'aumento dei prezzi dei servizi che ha sostenuto il rafforzamento del dato core, la questione più ostica da sbrigare per i policymaker della Bce.
Mercati anticiperanno la pausa dei tassi
"L'unico fattore trainante del calo è stata la diminuzione dell'inflazione energetica, che dobbiamo considerare con cautela data la vulnerabilità dell'equilibrio globale tra domanda e offerta a causa di una rigidità dell'offerta strutturalmente elevata, della riapertura della crescita della domanda da parte della Cina e dei rischi geopolitici", scrive in una nota Robert Schramm-Fuchs, Portfolio Manager di Janus Henderson.
Le banche centrali, spiega, "non stanno certo esaurendo i motivi forniti dai dati macroeconomici per continuare il loro percorso di inasprimento monetario", e nella prossima riunione della Banca Centrale Europea, che si terrà tra due settimane, "i falchi la faranno da padrone", dato che i dati sull'inflazione hanno sorpreso essenzialmente tutti i principali paesi dell'Eurozona.
Per quanto riguarda i mercati azionari, a Janus Henderson ritengono che "la persistenza dell'inflazione e l'assenza di un momento di svolta della banca centrale continuino a comportare una sovraperformance dei titoli value rispetto ai titoli growth con multipli di valutazione più elevati, e quindi una continua sovraperformance dell'Europa come mercato "value" sostanzialmente più conveniente rispetto al mercato azionario statunitense".
Secondo il manager, quando la campagna di inasprimento monetario avrà un impatto significativo sull'economia, dato il consueto ritardo degli effetti delle politiche, sarà il momento in cui le azioni "saranno libere di anticipare non una svolta della banca centrale, ma una pausa della banca centrale, che dovrebbe essere un buon segnale di risk-on".
Situazione complicata per la Bce
Tim (BIT:TLIT) Graf, Managing Director, Head of Macro Strategy for EMEA di State Street Global Markets, si concentra sulla reazione della Bce, facendo notare che "si tratta di una situazione difficile per Francoforte", visto che i dati di questa settimana "complicano notevolmente la situazione".
"L'inflazione core - spiega - che sale a un nuovo record sarà un vero problema per la BCE. L'inflazione di fondo è sempre forte a febbraio e marzo, quando si inverte lo sconto sulle vendite di gennaio. Tuttavia, la maggior parte di questa inversione avviene a marzo. Il CPI core è aumentato dello 0,8% a febbraio, il più grande aumento di febbraio mai registrato".
"Un rialzo di 50 pb a marzo è ormai cosa fatta e si prevede che la riunione della BCE di maggio risulterà in un rialzo di 40 pb. Ci aspettiamo che la comunicazione della BCE non solo confermi questo dato, ma accenni con forza a un ulteriore rialzo di 50 pb a maggio, proprio come si è effettivamente impegnata a 50 pb a marzo", aggiunge il manager di State Street.