Investing.com – A novembre 2023 l’inflazione in Italia scende a 0,7%, tornando a livelli prossimi a quelli del febbraio 2021 (+0,6%). A rivelarlo è l’Istat che rivede così al ribasso la stima preliminare dello 0,8%. A ottobre i prezzi erano saliti dell’1,7%.
Su base mensile, inoltre, l’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,5%. Nella stima precedente gli esperti dell'istituto di statistica avevano previsto un +0,4% rispetto a ottobre.
La decelerazione del tasso di inflazione su base annuale si deve prevalentemente ai prezzi degli energetici, sia non regolamentati (da -17,7% a -22,5%) sia regolamentati (da -31,7% a -34,9%), e, in misura minore, al rallentamento degli alimentari lavorati (da +7,3% a +5,8%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +4,6%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +4,0% a +3,5%). Tali effetti risultano solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +4,9% a +5,6%).
L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici continuano a rallentare (entrambe da +4,2%, registrato a ottobre, a +3,6%).
Dopo essersi annullata a ottobre, la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni scende su valori negativi (a -1,4%), mentre quella dei servizi rimane su valori positivi, sebbene in ulteriore rallentamento (da +4,1% a +3,7%), determinando un ampliamento del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+5,1 punti percentuali, dai +4,1 di ottobre).
Continuano a rallentare in termini tendenziali i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +6,1% a +5,4%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,6% a +4,6%).
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,1% per la componente di fondo.
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