Di Ambar Warrick
Investing.com - L’inflazione indiana è scesa più del previsto nel mese di settembre, come hanno mostrato i dati di venerdì, grazie soprattutto al calo dei costi del carburante e dei generi alimentari, mentre i venti contrari provenienti dai mercati globali delle materie prime si sono attenuati.
L’indice dei prezzi all’ingrosso è scesa al 10,70% a settembre, al di sotto delle aspettative dell’11,50% e del 12,41% del mese scorso.
Tuttavia, la lettura è rimasta in territorio a due cifre per il 18° mese consecutivo, mantenendo la porta aperta a ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Reserve Bank quest’anno.
Il mese scorso la banca centrale ha aumentato i tassi di interesse di 50 punti base, il quinto rialzo consecutivo di quest’anno, nell’intento di frenare l’inflazione in rapida ascesa nel Paese.
L’inflazione del prezzo del carburante ha subito una lieve flessione nel mese, mentre i mercati petroliferi hanno segnato il peggior mese in oltre due anni. I costi dei generi alimentari sono scesi ulteriormente dai massimi annuali.
Ma le pressioni sui costi sono persistite a livello di vendita al dettaglio. L’aumento dei prezzi dei carburanti e dei generi alimentari ha visto l’indice dei prezzi al consumo crescere più del previsto a settembre, preannunciando una maggiore pressione sull’economia indiana.
La profonda svalutazione del rupia, che la scorsa settimana ha toccato un minimo storico, ha fatto aumentare le pressioni sui costi nel Paese, poiché le importazioni sono diventate più costose. Ciò ha colpito in modo particolare i settori che dipendono dai combustibili, dato che l’India importa circa l’80% del suo fabbisogno di greggio.