Di Ambar Warrick
Investing.com - L’indice dei prezzi al consumo core del Giappone è salito, a un massimo di 41 anni a dicembre, come previsto: è quanto mostrano i dati di questo venerdì, segnalando una maggiore pressione sull’economia a causa dell’aumento dei prezzi e un potenziale inasprimento della politica monetaria da parte della Banca del Giappone.
L’IPC nazionale core, che misura le variazioni dei prezzi di tutti gli articoli esclusi gli alimenti freschi, è aumentata del 4% a dicembre, dal 3,7% di novembre, secondo i dati dell’Ufficio di statistica. L’indice ha raggiunto il livello più alto dal dicembre 1981.
Includendo gli alimenti freschi, l’IPC è aumentato del 4% a dicembre dal 3,8% del mese precedente.
Il gas e le utenze hanno continuato a contribuire maggiormente all’aumento dell’inflazione: i prezzi del gas sono aumentati di oltre il 23% nel corso del mese, mentre i costi dell’elettricità sono saliti del 21%. Il Paese è stato duramente colpito dalle interruzioni del mercato delle materie prime in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia all’inizio del 2022 e da allora ha dovuto far fronte a un aumento dei costi per l’energia.
Anche i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 7%, dato che il Giappone importa la maggior parte del suo fabbisogno. La forte dipendenza del Paese dalle importazioni è stata la causa principale dei livelli elevati di inflazione, poiché il forte deprezzamento dello yen ha fatto lievitare i costi delle importazioni.
L’aumento dei costi delle materie prime è stato a sua volta trasferito ai clienti dalle imprese locali. I dati pubblicati all’inizio della settimana hanno mostrato che anche l’inflazione dell’indice dei prezzi alla produzione è salito ai massimi degli ultimi 41 anni nel mese di dicembre.
I livelli elevati di inflazione dovrebbero ora stimolare una maggiore speculazione su un potenziale cambiamento della politica monetaria ultra-allentata della Banca del Giappone. Mentre la banca centrale ha mantenuto la sua politica invariata durante il vertice di questa settimana, a dicembre aveva inaspettatamente ampliato il range entro il quale lascia fluttuare i rendimenti dei titoli di Stato di riferimento.
Lo yen è rimasto invariato venerdì, ma in settimana ha invertito gran parte delle recenti perdite in seguito alle speculazioni secondo cui la BOJ potrebbe ampliare ulteriormente il range quest’anno. Dato il forte apprezzamento dello yen e dei rendimenti obbligazionari dopo la mossa, gli analisti sostengono che un altro allargamento di questo tipo potrebbe essere interpretato come un aumento dei tassi di interesse.
Tuttavia, la BOJ non ha dato alcuna indicazione di voler aumentare i tassi di interesse dai livelli ultra ridotti nel breve termine, il che dovrebbe limitare i guadagni dello yen.
La banca centrale ha inoltre previsto che l’inflazione tenderà ad aumentare verso la metà del 2023, prima di attenuarsi leggermente entro la fine dell’anno.