LONDRA (Reuters) - La flessione dell'attività delle imprese della zona euro si è aggravata molto più del previsto questo mese, con un calo su larga scala in tutta la regione, in particolare in Germania, prima economia europea.
L'attività nel settore dominante dei servizi è scesa e la contrazione della produzione manifatturiera è proseguita, ma ci sono stati tuttavia alcuni segnali di inversione di tendenza.
L'indice flash Hcob composito dei responsabili degli acquisti (Pmi) per la zona euro, a cura di S&P Global, considerato un buon indicatore della salute economica complessiva, è diminuito a 47,0 in agosto da 48,6 di luglio, il valore più basso dal novembre 2020.
Il dato è ben al di sotto della soglia di 50 che separa la crescita dalla contrazione e inferiore alle attese di un sondaggio Reuters che aveva previsto un leggero calo a 48,5.
Una parte dell'attività è legata alle imprese che hanno completato vecchi ordini. L'indice del lavoro arretrato è sceso a 45,2 da 46,0, il minimo da giugno 2020, quando la pandemia Covid si stava espandendo a livello globale.
Il Pmi dei servizi è scivolato a 48,3 da 50,9, per la prima volta al di sotto della soglia di breakeven quest'anno, con i consumatori indebitati che riducono la spesa avvertendo il peso dell'aumento del costo del denaro. Il sondaggio Reuters aveva previsto una lettura di 50,5.
"Il settore dei servizi della zona euro sta purtroppo mostrando segni di flessione, in linea con le scarse performance del settore manifatturiero", ha detto Cyrus de la Rubia, capo economista di Hamburg Commercial Bank.
"In effetti, le società di servizi hanno registrato una contrazione dell'attività per la prima volta dalla fine dello scorso anno, mentre la produzione nel settore manifatturiero è scesa ancora".
La domanda è calata bruscamente, con i prezzi aumentati molto più rapidamente di quanto vorrebbe la Banca centrale europea, scoraggiando i consumatori. L'indice dei prezzi output dei servizi è rimasto elevato a 55,9, anche se il più basso da ottobre 2021 e inferiore al 56,1 di luglio.
La Bce ha intrapreso il percorso di inasprimento delle politiche monetarie più aggressivo di sempre nel luglio 2022, ma farà una pausa a settembre, secondo una stretta maggioranza di economisti intervistati da Reuters, anche se c'è ancora la possibilità di un ulteriore aumento dei tassi di interesse entro la fine dell'anno vista l'inflazione ancora alta.
I dati ufficiali hanno mostrato un'inflazione del 5,3% a luglio, più che doppia rispetto all'obiettivo del 2% della Bce, ma ben al di sotto dei valori registrati alla fine dello scorso anno.
L'attività manifatturiera è in declino dalla metà del 2022, ma l'ultima indagine Pmi ha offerto qualche speranza che il picco negativo sia stato superato. L'indice principale è cresciuto a 43,7 da 42,7, il primo rialzo in sette mesi, sorprendendo le attese del sondaggio Reuters che prevedeva una flessione a 42,6.
L'indice che misura la produzione, incluso nel Pmi composito, è salito a 43,7 da 42,7.
"Si intravede un fondo nel settore manifatturiero? Forse, dato che l'indice principale del Pmi, sebbene ancora in territorio di contrazione, è aumentato leggermente. Ciò è avvenuto sulla scia di una situazione degli ordini leggermente migliore e di un rallentamento della riduzione delle scorte", ha detto de la Rubia.
L'ottimismo dei responsabili degli acquisti delle fabbriche è migliorato, suggerendo anche che il peggio potrebbe essere passato per i produttori manifatturieri, con l'indice della produzione futura in aumento a 53,5 da 52,8.
(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Sabina Suzzi)