L’anno elettorale americano potrebbe rivelarsi una fonte di turbolenze per l’ordine mondiale già minacciato da tensioni persistenti, e c’è chi come Ray Dalio lo vede come il maggior rischio per la tenuta della stabilità
Lo scorso millennio si era chiuso con il ‘nuovo ordine mondiale’ messo a punto e perfezionato da Bill Clinton che aveva ereditato dal suo predecessore Bush padre la fine della Guerra Fredda e il collasso dell’URSS mettendo a regime nei suoi otto anni alla Casa Bianca un sistema di stabilità planetario basato sulla convenienza economica comune dei vari attori, senza la pretesa di imporre modelli politici occidentali. Quando qualcuno sgarrava, come Saddam Hussein in Kuwait nel 1990 o Milošević in ex Yugoslavia nel decennio successivo, arrivava la cavalleria americana con gli alleati della Nato a mettere le cose a posto, ma solo per tornarsene a casa a missione compiuta. Il WTO diventò la stanza di compensazione delle controversie economiche e commerciali, con la Cina dentro, aprendo il ventennio della globalizzazione.
UN MONDO NON PERFETTO, MA CAPACE DI SUPERARE LE CRISI
Sembrava un mondo finalmente perfetto, celebrato da Fukuyama nel famoso libro La Fine della Storia, ma l’11 settembre con le guerre in Iraq e Afghanistan di Bush figlio, che voleva esportare la democrazia americana, cambiarono in parte il paradigma. Nel 2007-08 l’intero sistema rischiò di saltare, per una bomba atomica a orologeria innescata dallo stesso George W. che voleva lasciare in eredità, oltre alla democrazia ai Talebani, la ‘ownership society’: mutui gratis per tutti per realizzare il sogno americano. La bolla dei subprime rischiò di travolgere il sistema finanziario globale, che riuscì a salvarsi, come tre anni dopo l’Europa dalla crisi del debito, grazie agli anticorpi di un sistema di autorità indipendenti, a cominciare dalle banche centrali, e a un mercato dei capitali pronto a raschiare il fondo del barile pur di evitare il disastro...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge