Investing.com - Con la Fed che ha deciso di prendersi una pausa dal ciclo dei rialzi dei tassi che durava ormai da 15 mesi, gli occhi del mercato sono tutti rivolti a Francoforte dove la Bce comunicherà con ogni probabilità un nuovo aumento dei tassi da 25 punti base.
La presidente Lagarde lo ha fatto intendere al Parlamento europeo la scorsa settimana, affermando che l'inflazione è ancora troppo elevata per questo "i tassi ufficiali saranno portati a livelli sufficientemente restrittivi per ottenere un tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo di medio termine del 2% e saranno mantenuti a quei livelli per tutto il tempo necessario".
L'economia, tuttavia, tentenna con i prezzi core ancora sopra il 5% nonostante il forte calo dei prezzi energetici e un tasso di crescita negativo registrato per due trimestri di fila che hanno certificato la recessione tecnica per l'Eurozona.
Ricordiamo che per l'Eurozona i tassi per le operazioni di rifinanziamento principali, operazioni marginali e depositi sono rispettivamente al 3,75%, al 4,00% e al 3,25%.
Degli effetti sull'economia ne parla in una nota Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac, scrivendo che "sebbene il ciclo di inasprimento monetario in Europa sia iniziato quattro mesi dopo quello della Fed, senza grandi inconvenienti, sta però già iniziando a farsi sentire".
Thozet fa notare che "gli indicatori principali (in particolare i PMI manifatturieri) e il rallentamento della domanda di credito da parte di famiglie e imprese (il mese scorso la domanda netta di credito è scesa a 0) dimostrano che la stretta sta funzionando. Così come l’ampliamento del trend disinflazionistico - gli ultimi dati sull'indice dei prezzi al consumo devono essere stati un vero sollievo per Francoforte".
"Il tasso di disinflazione ha sorpreso al ribasso, ma il livello di inflazione rimane elevato (6,3% in Germania e 5,1% in Francia per l'inflazione totale su base annua). Livelli che richiedono una vigilanza costante. Il 5% è una soglia particolarmente importante, associata a una maggiore omogeneità degli aumenti dei prezzi dei diversi beni e servizi e a un più stretto legame con i salari. La rigidità del mercato del lavoro europeo sta portando a una maggiore inerzia anche sul fronte dei salari, che crescono a un tasso del 5% su base annua. È quindi possibile che i salari reali (corretti per l'inflazione) si avvicinino a livelli positivi, sostenendo così i consumi. Questo potrebbe a sua volta far crescere l'inflazione core", spiega in dettaglio l'esperto di investimenti.
Thozet è inoltre pessimista sul prossimo meeting di luglio, quando l'Eurotower potrebbe decidere per un rialzo dei tassi di deposito di 25 bps da parte della BCE, "forse per l'ultima volta, se la tendenza disinflazionistica sarà confermata".
Tesi condivisa anche da Filippo Diodovich, senior Market Strategist di IG Italia, il quale non crede ad uno stop-and-go sulla linea della Fed ma ad un estate caratterizzata da altri aumenti del costo del denaro: "Per la Zona Euro, nonostante i dati macroeconomici deludenti (Eurozona in recessione tecnica, produzione industriale in forte calo), la BCE non cambierà il proprio posizionamento hawkish".
"Crediamo che l’istituto centrale di Francoforte promuoverà almeno due rialzi dei tassi di interesse di 25 punti base sia a giugno che a luglio", afferma in una nota Diodovich.
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