Versione originale di Laura Sánchez – traduzione a cura di Investing.com
Investing.com - Le borse oggi proseguono gli scambi in negativo anche se i mercati (in Europa e negli Stati Uniti) hanno reagito con forza ieri dopo che era noto che gli USA avrebbero ritardato a dicembre parte delle tariffe del 10% imposte alla Cina, come telefoni cellulari, computer portatili e giocattoli, inizialmente previste per il prossimo settembre.
I cattivi dati macroeconomici in Cina (come l'indice della produzione industriale) o il PIL trimestrale della Germania, gettano nuovamente incertezze sulla crescita economica e avvicinano nuovamente il fantasma della recessione.
"Gli operatori dicono che c'è un sacco di scetticismo sulle misure. Ieri c'è stata molta euforia sulle chiusure a breve termine, ma oggi è visto con una prospettiva più calma e in realtà tutto rimane lo stesso, come dimostrano i cattivi dati macro in Cina e in Germania diffusi durante la mattinata", osserva José Luis Cárpatos, CEO di Serenity Markets.
Contraddizioni molto recenti
Solo ritardi "parziali" delle tariffe
Cárpatos aggiunge che "la misura di Trump, senza dubbio, è un bene per le borse, che hanno disperatamente bisogno di un gesto positivo in mezzo a tanta negatività. Ma se lo analizziamo con freddezza, tutto rimane uguale, la guerra rimane la stessa, il 1° settembre le tariffe salgono a 150.000 milioni mentre si attendono le nuove già decise”.
Anche se entrambe le parti si sono impegnate a parlare di nuovo tra due settimane, gli esperti pensano ancora che la misura di ieri è molto parziale ed è un ‘balzo in avanti’ che continua senza fermare la sfiducia degli investitori.
Infatti, da Serenity Markets indicano una probabilità dello 0% di un accordo commerciale USA-Cina, sia nel breve che nel medio termine. E non si aspettano che si rompano i negoziati, "almeno finché Trump sarà presidente. Una probabilità del 40% è "un accordo parziale, nel giro di pochi mesi, basato su un po' più di acquisti cinesi di prodotti agricoli e su alcune riduzioni tariffarie da parte di Trump”.
Altri istituti come la Société Générale (PA:SOGN) o Rabobank, vedono poche possibilità di concludere un accordo commerciale.
Mercato obbligazionario ignorato
Maggiore pressione per le banche centrali e il settore finanziario
Dopo la "tregua" commerciale confermata dallo stesso Trump, il mercato è consapevole della strategia del presidente di continuare a spingere la Federal Reserve (Fed) statunitense ad abbassare i tassi di interesse nella sua prossima riunione di settembre.
Infatti, i future dei fondi Fed prevedono questo taglio di 25 punti base al 100% e portano la probabilità di un calo di 50 punti base al 50% (dal 32% di lunedì).
Si tratta di un nuovo colpo per il settore bancario, che si riflette nell'indice settoriale dei prezzi in Europa, con cali superiori all'1%.
Per quanto riguarda la Banca centrale europea (BCE), come spiegato in Renta 4, "il deterioramento dei dati macroeconomici sta portando il mercato a scontare più probabilmente misure aggiuntive da parte delle banche centrali. Il consenso è passato dall'attualizzare con una probabilità del 15% un tasso sui depositi ridotto a -0,6% (contro il -0,4% attuale) nella prossima riunione della BCE, al 42% in una sola settimana. E con un occhio di riguardo all'annuncio di una possibile escalation che minimizzi l'impatto negativo sul margine finanziario del settore bancario”.