Petrolio sul viale del tramonto dopo la COP28, ma sempre chiave per economie e mercati, mentre l’oro potrebbe beneficiare del ciclo di allentamento monetario e del calo dei rendimenti
L’aggettivo ‘storico’ è stato profuso forse anche troppo per l’abbandono definitivo dei combustibili fossili deciso sulla carta dalla COP28. La fine dell’età del petrolio è qualcosa di paragonabile a quella dell’età della pietra più o meno 5.000 anni fa quando l’umanità passò all’era dei metalli? Il parallelo riporta a mezzo secolo fa, quando a un mondo che si interrogava sul rischio di esaurimento delle riserve petrolifere l’allora onnipotente ministro del petrolio saudita Ahmed Zaki Yamani diede una risposta definitiva: l’età della pietra non è finita per mancanza di pietre. Yamani inventò l’Opec ed era considerato dai mercati delle commodity, ma anche dal Forex e dalle Borse, una specie di oracolo, una sua alzata di sopracciglio muoveva di una decina di dollari il prezzo del greggio. Magari aveva la vista così lunga da vedere in un futuro allora lontanissimo la crisi climatica, la transizione green e l’abbandono del petrolio.
FATTORE CHIAVE PER I MERCATI ANCHE NEL 2024
Ma commodity non vuol dire solo oro nero, anche quello giallo, una varietà di metalli, materie prime e prodotti agricoli, che nel 2024 potrebbero essere uno dei fattori chiave per l’andamento dei mercati finanziari. Cominciamo dal giallo metallo, bene rifugio per eccellenza, dalla notte dei tempi, che si avvia a chiudere il 2023 con il primo rialzo annuale dal 2020, sostenuto dal dollaro debole e dalle attese di inflazione e tassi ancora elevati che hanno caratterizzato buona parte dell’anno che sta per finire, per lasciare il passo allo scenario di allentamento monetario che ha alimentato il recente rally di azioni e bond. Uno scenario non negativo per l’oro, che tende a performare meglio in un ambiente di tassi in ribasso in quanto non ha un rendimento fisso e non stacca cedole...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge