Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist di Schroders (LON:SDR), illustra le possibili conseguenze di una modifica della politica monetaria nei Paesi emergenti
e in quelli sviluppati.
In tutto il mondo, soprattutto nei paesi sviluppati, i governi sono stati costretti a un indebitamento senza precedenti nel 2020 e oltre per sostenere famiglie e imprese colpite dal lockdown e per compensare le perdite di reddito causate dalla pandemia. Prima o poi, non tutti, dovranno adottare qualche forma di austerity per stabilizzare il debito soprattutto in termini di rapporto con il PIL. In ogni caso molti Paesi potranno continuare a godere di condizioni estremamente favorevoli in termini di costo del debito, e quindi della sua sostenibilità, grazie ai tassi bassissimi e agli acquisti delle banche centrali.
LE MOSSE DELLE BANCHE CENTRALI
È l’analisi offerta in un webinar da Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist di Schroders, secondo cui le autorità monetarie staranno attente a non ripetete gli errori del passato, commessi dopo la grande crisi finanziaria, e eviteranno uscite premature dalle misure di stimolo, che avevano avuto anche l’effetto indesiderato di alimentare le diseguaglianze e dar spazio all’insorgere del populismo. Ovviamente le banche centrali sono politicamente neutrali, ma è anche chiaro che in una fase di espansione fiscale resa imperativa dalla pandemia si richiede che mantengano una politica monetaria estremamente accomodante.
I MERCATI EMERGENTI FANNO PIÙ FATICA
Questo quadro racchiude il rischio di inflazione più elevata, osserva l’esperto di Schroders, il che offre anche una spiegazione sul perché i mercati emergenti facciano fatica a seguire lo stesso percorso di quelli sviluppati. Gli stessi stimoli fiscali e monetari che vengono facilmente assorbiti nei paesi avanzati, nei paesi emergenti mettono invece a rischio di svalutazione delle monete, mettendo così in discussione la sostenibilità dei debiti pubblici. Anche il settore privato non è esente da problemi legati al debito, che in questo caso sono complicati dal fatto che le imprese, a differenza degli Stati, non possono imporre tasse per recuperare in parte le spese finanziate in deficit.
RISCHIO SVALUTAZIONI E DOLOROSE RISTRUTTURAZIONI
Per l’insieme di queste ragioni, l’esperto di Schroders afferma in conclusione che un numero significativo di Paesi sembra scarsamente preparato ad affrontare il prossimo ciclo di contrazione dell’economia, avendo profuso già risorse così ingenti per contrastare la pandemia. Le proiezioni al 2025 mostrano che un quarto delle principali economie potrebbe non disporre in questo caso di ulteriore spazio di manovra, rischiando di soffrire allo stesso tempo di un minor flusso di entrate fiscali dovuto proprio al rallentamento o a una recessione. Storicamente, circostanze di questo tipo hanno costretto soprattutto le economie emergenti a svalutazioni forzate e a dolorose ristrutturazioni del debito.
Questo articolo è stato scritto in esclusiva da Financialounge.com per Investing.com. Ogni settimana, "Market View" di Financialounge.com propone interviste originali con case d'investimento sui temi centrali di mercato che verranno riportate esclusivamente sul nostro sito. Non costituisce sollecitazione, offerta, consulenza o raccomandazione all'investimento