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Covid e mercato del lavoro: nel 2022 si perderanno 52 milioni di posti

Pubblicato 17.01.2022, 21:11
Aggiornato 17.01.2022, 21:35
© Reuters.  Covid e mercato del lavoro: nel 2022 si perderanno 52 milioni di posti

Per chi è disoccupato il 2022 è un altro anno nero. L'Organizzazione internazionale del lavoro ha rivisto al ribasso le sue previsioni che davano il 2022 in ripresa. Bisognerà aspettare almeno il prossimo anno per arrivare ai numeri pre-pandemia. Questa è una regola generale, poi ogni Paese ha tassi di crescita diversi

Alcune regioni vanno meglio delle altre. Il mondo ricco, come l'Europa e il Nord America, sta tornando ai livelli pre-pandemia più velocemente rispetto ad altre zone. Questo è dovuto alla distribuzione dei vaccini non omogenea, alla diversa capacità finanziaria e di stimolo alla crescita

Per colpa delle varianti Delta e Omicron quest'anno si perderanno un numero di ore di lavoro pari a 52 milioni di posti a tempo pieno, rispetto al quarto trimestre del 2019. Le ore totali lavorate a livello globale rimarranno quest'anno al di sotto del 2% rispetto ai livelli pre-pandemia.

La precedente stima, pubblicata a fine maggio 2021, prevedeva per il 2022 un calo equivalente a 26 milioni di posti di lavoro. La disoccupazione - secondo il rapporto dell'Agenzia delle Nazioni Unite - dovrebbe attestarsi a 207 milioni di unità nel 2022, superando i livelli del 2019 di circa 21 milioni di unità.

A due anni dall'inizio della crisi, le prospettive rimangono fragili e la strada per la ripresa è lenta e incerta

"Stiamo già assistendo a danni potenzialmente permanenti al mercato del lavoro ed a un preoccupante aumento della povertà e della disuguaglianza", ha aggiunto il direttore generale. Dati che coincidono con quelli appena rilasciati da Oxfam.

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Il rapporto dell'agenzia Onu avverte infatti delle notevoli differenze nell'impatto che la crisi continua ad avere sulle diverse categorie di lavoratori e tra paesi. "Queste differenze esacerbano le disuguaglianze esistenti all'interno e tra i paesi e causano l'indebolimento del tessuto sociale e finanziario di quasi tutti i paesi", sostiene l'Organizzazione evocando potenziali conseguenze a lungo termine sul tasso di attività, sul reddito delle famiglie e persino sulla coesione sociale e politica, nonché l'aggravamento di varie forme di disuguaglianza, come quelle di genere o il divario digitale. "È probabile che l'impatto sproporzionato della crisi sull'occupazione femminile persista negli anni".

Inoltre, la chiusura degli istituti di istruzione e formazione "avrà implicazioni a cascata a lungo termine" tra i giovani, in particolare coloro che non hanno accesso a internet.

Le prospettive più negative si registrano nel Sud-Est asiatico, in America Latina e nei Caraibi.

Non ci riprenderemo da questa pandemia senza una ripresa del mercato del lavoro. E per essere sostenibile, questa ripresa deve basarsi sui principi del lavoro dignitoso, ovvero: salute e sicurezza, equità, protezione sociale e dialogo sociale

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