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La recessione è diventata il pericolo numero uno, mercati ancora nel guado

Pubblicato 04.07.2022, 10:09
Aggiornato 04.07.2022, 08:20
© Reuters La recessione è diventata il pericolo numero uno, mercati ancora nel guado

© Reuters La recessione è diventata il pericolo numero uno, mercati ancora nel guado

Il rally dei titoli di Stato in USA e UE sembra indicare che gli investitori pensano che alla fine il ‘chiodo’ della contrazione scacci quello dell’inflazione. Le Borse cercano la via del rimbalzo, ma la resistenza è formidabile

Nonostante l’ennesimo tentativo di rally venerdì 1° luglio, l’ultima settimana lo S&P 500 ha lasciato sul terreno un altro centinaio di punti, riuscendo comunque a restare sopra i minimi di metà giugno ma ancora ben mille punti sotto i massimi di inizio gennaio. Le Borse europee non hanno fatto certo meglio. Il germanico DAX è tornato ai minimi toccati a inizio marzo, così come il parigino CAC, mentre l’FTSE MIB ha fatto ancora peggio ritoccandoli al ribasso. Il T bond americano a 10 anni ha invece preso la rincorsa con il rendimento finito sotto il 3%, dopo aver toccato il 3,48% a metà giugno, spinto dall’aggressivo rialzo di tre quarti di punto dei tassi dei Fed Fund annunciato dal FOMC. Un rally che ha investito anche i titoli di Stato europei, con il rendimento del BTP italiano sul secondario sceso in solo un paio di settimane dal picco del 4,3% al 3,2% mentre lo spread con il Bund è caduto da oltre 247 punti a meno di 200. È la fotografia di un mercato che non sa più dove andare e si muove alla cieca? Oppure ci sta dicendo qualcosa?

POSSIBILE CALO DEL PIL USA

Una prima cosa abbastanza certa è che la parola ‘recessione’ ha rubato all’inflazione il primo posto nella classifica dei rischi percepiti dagli investitori. Potrebbe essere il classico ‘chiodo scaccia chiodo’, se l’economia va in contrazione si consuma e si investe di meno e i prezzi devono scendere, sia sul lato dell’offerta che della domanda. L’ultima lettura del ‘GDPNow’ elaborato dalla Fed di Atlanta, che risale al 1° luglio, conferma l’idea, come si vede nel grafico qui sotto ripreso dallo stesso sito della banca centrale regionale americana...

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** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge

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