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Bce, Draghi attendista, non calca mano su risalita cambio euro

Pubblicato 25.01.2018, 17:15
© Reuters. Il presidente della Bce, Mario Draghi, a Francoforte

MILANO (Reuters) - Un'economia in crescita da cui potrebbero arrivare sorprese positive nel breve termine, un'inflazione di fondo che resta debole e dunque ancora bisognosa di un ampio grado di accomodamento monetario, un elemento d'incertezza in più rappresentato dalla risalita dell'euro.

Sono gli ingredienti principali del cocktail di dichiarazioni del presidente Mario Draghi nella conferenza stampa successiva al consiglio della Banca centrale europea, che non ha partorito alcuna novità sostanziale nè dal punto di vista delle misure in essere nè delle linee guida di politica monetaria.

A giudizio del numero uno Bce, dal consiglio di ottobre, che ha deciso un taglio dell'importo mensile del quantitative easing a partire da questo mese, e un suo prolungamento di nove mesi almeno fino a settembre di quest'anno, non ci sono stati cambiamenti sostanziali.

Le probabilità di un rialzo del costo del denaro quest'anno sono molto basse, ha sottolineato Draghi dato che, come ribadito nelle linee guida, i tassi di riferimento resteranno a livelli attuali "ben oltre il termine del quantitative easing".

La Bce inoltre continua a riservarsi la possibilità di aumentare nell'importo o nella durata il programma di acquisti asset, se si rivelasse necessario.

Una discussione vera e propria su eventuali modifiche alla linee guida non è ancora iniziata.

All'interno del consiglio le differenze di opinione non sono così sostanziali come avvenuto in passato. Alcuni esponenti mostrano un po' più di fiducia sulle prospettive di crescita ed inflazione e l'elemento di maggior dibattito riguarda il momento in cui dovrebbe essere segnalato un nuovo cambio di passo.

A marzo, quando verranno aggiornate le previsioni trimestrali su crescita e inflazione, verrà nuovamente fatto il punto della situazione, si è limitato a dire l'ex governatore di Banca d'Italia.

FOCUS SU EURO

Come previsto, dopo le esternazioni del segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin, che a Davos si è detto favorevole ad un biglietto verde più debole per dare impulso al commercio Usa, il focus della conferenza stampa sono stati i commenti di Draghi sul recente apprezzamento dell'euro sul dollaro.

Draghi non ha fatto un riferimento specifico alle dichiarazioni di Mnuchin, ma ha puntualizzato che il recente apprezzamento dell'euro sul dollaro "potrebbe essere legato all'utilizzo di un linguaggio sui tassi di cambio che non riflettono i termini concordati".

La risalita dell'euro, ha riconosciuto il presidente Bce, è fonte di preoccupazione all'interno del consiglio perchè potrebbe ostacolare il percorso di graduale risalita dell'inflazione verso il target e potrebbe comportare un cambio di strategia, se si verificasse un inasprimento delle condizioni monetarie.

© Reuters. Il presidente della Bce, Mario Draghi, a Francoforte

D'altra parte, Draghi è sembrato non voler calcare troppo la mano e ha voluto sottolineare come sia troppo presto per valutare un'eventuale effetto negativo sull'inflazione e ha anche evidenziato come questa possa essere almeno in parte imputata al rafforzamento dell'economia.

Risposte evidentemente giudicate poco decise dal mercato, che probabilmente si aspettava una presa di posizione più netta, visto che l'euro ha toccato il nuovo massimo da tre anni a 1,2536 dollari.

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