Di Peter Nurse
Investing.com - Il dollaro statunitense si è indebolito negli scambi europei di lunedì, mentre la sterlina ha guadagnato sulla notizia che il Regno Unito anticiperà i suoi piani fiscali e di spesa nel tentativo di rassicurare i mercati dopo le turbolenze associate all’inizio della premiership del nuovo Primo Ministro Liz Truss.
Alle 09:10 CEST, l’indice del dollaro, che replica l’andamento del biglietto verde rispetto a un paniere di altre sei valute, è sceso dello 0,3% a 112,828, dopo essere salito di quasi il 18% quest’anno, avviandosi verso un rialzo annuale record da quando i dati sono stati raccolti nel 1972.
I tori del dollaro sembrano aver preso fiato dopo che i dati sull’inflazione negli Stati Uniti della scorsa settimana hanno avvalorato la tesi di un nuovo rialzo aggressivo dei tassi in occasione del prossimo vertice FOMC all’inizio di novembre.
La coppia GBP/USD è salita dello 0,9% a 1,1265 dopo che il Tesoro britannico ha dichiarato che il Cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt annuncerà nuovi piani fiscali e di spesa nel corso della sessione, due settimane prima del previsto, nel tentativo di calmare i mercati che erano stati scossi dal programma economico del suo predecessore.
Il cambio EUR/USD è salito dello 0,3% a 0,9746 in vista della pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo in Italia, che dovrebbero mostrare un aumento dell’8,9% su base annua a settembre, mostrando che l’inflazione rimane elevata nella terza economia della zona euro.
Il cambio USD/JPY è sceso dello 0,1% a 148,65, non lontano dal minimo di 32 anni di 148,86 toccato venerdì.
Il mese scorso il Giappone è intervenuto per acquistare lo yen per la prima volta dal 1998, dopo che la Banca del Giappone ha mantenuto i tassi di interesse ultra-bassi.
Il cambio AUD/USD è salito dello 0,8% a 0,6248, mentre la coppia NZD/USD è salita dello 0,6% a 0,5594. Il cambio USD/CNY ha segnato +0,1% a 7,1992 dopo che il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato che il Paese non ha intenzione di ridimensionare la sua politica dello zero-COVID, una posizione che è alla base del recente rallentamento economico della Cina.