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Dollaro stabile, yen debole; migliora la propensione al rischio

Pubblicato 23.01.2019, 09:13
© Reuters.
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Investing.com - Il dollaro è stabile contro il paniere dei rivali questo mercoledì, mentre lo yen scende per via del miglioramento della propensione al rischio, ma i timori per il rallentamento delle crescita globale e per le tensioni commerciali USA-Cina sembrano destinati a tenere i guadagni degli asset più rischiosi limitati.


L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, si attesta a 95,97 alle 03:10 ET (08:10 GMT), pressoché invariato sulla giornata.

Lo yen è debole contro il biglietto verde, con la coppia USD/JPY su dello 0,26% a 109,64. Scende anche contro l’euro, con il cambio EUR/JPY su dello 0,32% a 124,61.

Nella notte, la Banca del Giappone ha lasciato invariata la politica monetaria ed ha tagliato le previsioni sull’inflazione. I dati che hanno rivelato un calo maggiore del previsto delle esportazioni a dicembre questa mattina hanno sottolineato la necessità di un supporto continuo per questa economia basata sul commercio.

Il dollaro australiano sale, con la coppia AUD/USD su dello 0,18% a 0,7135.

Su anche il dollaro neozelandese, con il cambio NZD/USD in salita dello 0,5% a 0,6780: i dati della notte hanno rivelato che l’inflazione è salita nel quarto trimestre, riducendo la probabilità di un taglio dei tassi di interesse.

I mercati monetari sono stati altalenanti nelle ultime settimane in un clima di apprensione per varie questioni, dalla Brexit, al rallentamento della crescita globale, alle prospettive per le principali banche centrali.

“L’ansia per la crescita globale e per le tensioni commerciali rappresenta sicuramente un fattore trainante per i mercati al momento”, spiega Michael McCarthy, esperto di strategie dei mercati di CMC Markets.

“I mercati hanno inoltre visto un andamento spettacolare da fine dicembre ... Perciò la recente correzione dei titoli azionari potrebbe anche essere dovuta al posizionamento”.

Lunedì, il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le previsioni sulla crescita globale del 2019 e del 2020, per via del rallentamento maggiore del previsto in Cina e nella zona euro, ed ha avvertito che la mancata risoluzione delle tensioni commerciali potrebbe destabilizzare ulteriormente un’economia globale che si sta già indebolendo.

La crescita in Cina lo scorso anno è stata la più lenta dal 1990 e dovrebbe indebolirsi ancora quest’anno prima che comincino ad essere introdotte le misure di stimolo.

Gli investitori sperano in una svolta nelle trattative commerciali USA-Cina: lo scontro tra le due principali economie mondiali spaventa i mercati.

La notizia del Financial Times secondo cui gli Stati Uniti avrebbero respinto l’offerta della Cina di tenere delle trattative commerciali preparatorie ha pesato sulla propensione al rischio nella notte, sebbene sia poi stata smentita da un consigliere della Casa Bianca.

Invariati l’euro e la sterlina contro il biglietto verde, con la coppia EUR/USD a 1,1356 ed il cambio GBP/USD a 1,2962.

La sterlina è salita dello 0,5% contro il dollaro ieri, sulla scia dei dati che hanno rivelato che il mercato del lavoro USA rimane forte malgrado il rallentamento economico in vista dell’imminente scadenza della Brexit del 29 marzo.

La valuta britannica è vicina ai massimi registrati a metà novembre, segnale che i trader si aspettano che venga evitata un’uscita caotica dall’Unione Europea.

Dopo che il piano di divorzio dall’UE del Primo Ministro Theresa May è stato bocciato la scorsa settimana in quella che è stata la più grande sconfitta nella storia britannica moderna, i legislatori hanno cercato di trovare una via di uscita dalla crisi ma ancora nessuna opzione ha incontrato il supporto della maggioranza in Parlamento.

I mercati hanno ormai del tutto scartato la prospettiva di una “hard” Brexit, sebbene persista il rischio politico e la volatilità sia certamente destinata a salire se non si vedrà una strada chiara all’orizzonte”, afferma Kathy Lien, direttrice di gestione della strategia monetaria di BK Asset Management.

-- Articolo realizzato con il contributo di Reuters

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