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Tra crescita e inflazione il dollaro potrebbe perdere il suo fascino

Pubblicato 07.07.2021, 09:24
Aggiornato 07.07.2021, 09:47
© Reuters.
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Di Alessandro Albano 

Investing.com - Dopo aver registrato un apprezzamento pluriennale, il dollaro oggi si trova ad affrontare un numero crescente di fattori, come l'aumento sostenuto dell'inflazione, il possibile cambio di politica monetaria da parte della Fed, e gli ampi piani di spesa dell'amministrazione Biden. 

In cinque anni, l'Indice del Dollaro ha perso oltre 10 punti passando dai 102 del 2016 ai 92 attuali, con un forte aumento osservato durante i primi mesi della crisi pandemica che aveva confermato il ruolo di asset 'safe-heaven' del greenback. 

Tuttavia, con l'accelerazione dei piani vaccinali e le riaperture economiche, gli investitori si sono allontanati dalla moneta statunitense preferendo asset più rischiosi o altre valute come euro e sterlina, sostenute anche da fattori politici e fiscali più solidi.

Secondo Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac, la flessione del dollaro "potrebbe proseguire e porre fine a diversi anni di apprezzamento, nonostante la fortissima ripresa economica in atto negli Stati Uniti". 

Un fenomeno di forte crescita economica - spiega l'esperto della firm francese - dovrebbe essere accompagnato da una performance sostenuta della valuta statunitense. tuttavia, il dollaro ha ampiamente azzerato l’apprezzamento registrato nel primo trimestre. Questo apparente paradosso non dovrebbe sorprendere.

Per Thozet, un aspetto penalizzante è "il volume di spesa pubblica per sostenere l’economia statunitense e il conseguente indebitamento record", a cui ai aggiunge un budget statunitense sostenuto "principalmente attraverso aumenti delle tasse e delle imposte". Questo, spiega, "potrebbe mettere a dura prova l’attrattiva dei titoli azionari statunitensi, e quindi del dollaro. Inoltre, le misure di sostegno adottate negli Stati Uniti sostengono i consumi, e quindi l’inflazione, mentre i piani di stimolo in Cina e in Europa sostengono maggiormente la produzione".

Un impatto sul dollaro potrebbe arrivare anche dalla banca centrale Usa, e dall'approccio attuale sull’aumento dei prezzi considerato "transitorio". "Bisogna tenere presente che l’inflazione erode il valore temporale di una valuta: con l’aumento dei prezzi, un dollaro non consente di acquistare domani gli stessi beni e servizi acquistati oggi". evidenzia l'esperto del fondo francese. 

Altre aree geografiche più interessanti

Alcune aree geografiche hanno attirato maggiormente i portafogli investitori. E' il caso dell'Europa che, secondo l'economista di Carmignac, "ha migliorato il proprio appeal grazie al rafforzamento della cooperazione politica ed offre inoltre opportunità di investimento in un cluster di aziende particolarmente esposte alla ripresa nei settori dei consumi, del turismo, della finanza e delle materie prime".

Le società europee potrebbero continuare "a beneficiare di dinamiche di crescita relativamente più favorevoli", dato che la ripresa economica nel vecchio continente "è appena iniziata", sostiene Thozet.

L'esperto di Carmignac, inoltre, non esclude una ripresa delle valute dei paesi esportatori di materie prime, "sostenuta da fondamentali solidi e da una gestione economica rigorosa", con i prezzi dei prodotti di base che sono tornati ai livelli di cinque anni fa.

Contrariamente a quanto si potrebbe intuitivamente pensare, precisa infine Thozet, il calo del dollaro "non è in contrasto con il rischio di rialzo dei tassi, e questo è ormai evidente da diversi mesi", con questo contesto che "favorisce a una gestione attiva del risparmio".

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