Per l’Unione europea “tornare passivamente alle vecchie regole fiscali, sospese durante la pandemia, sarebbe il peggior risultato possibile”. Con queste parole, affidate all’Economist, Mario Draghi dice la sua sulla riforma del Patto di stabilità.
Se non verrà trovato un accordo a livello europeo entro la fine dell’anno, dal primo gennaio 2024 torneranno in vigore le regole fiscali pre-covid. Tuttavia, per l’ex presidente della Bce, oggi serve un cambio di rotta dato che “l'Europa deve affrontare una serie di sfide sovranazionali che richiederanno ingenti investimenti in tempi brevi, tra cui la difesa, la transizione ecologica e la digitalizzazione”.
Obiettivi ambiziosi ma ancora lontani visto che ad oggi, prosegue Draghi, “l'Ue non dispone di una strategia federale per finanziarli, né le politiche nazionali possono assumerne il ruolo, poiché le norme europee in materia di bilancio e aiuti di Stato limitano la capacità dei Paesi di agire in modo indipendente”.
Per l’ex premier la ricetta è quella di fissare regole di bilancio che siano da un lato “rigorose, per garantire la credibilità delle finanze pubbliche nel medio termine”, dall’altro “flessibili, per consentire ai governi di reagire a shock imprevisti”. Caratteristiche che le regole Ue attuali non possiedono, ma anzi “portano a politiche troppo lasche nei periodi di boom e troppo rigide nei periodi di crisi”.
Due requisiti imprescindibili, dunque, la credibilità e la flessibilità che per Draghi si possono ottenere solo “trasferendo maggiori poteri di spesa al centro, che a sua volta rende possibili regole più automatiche per gli Stati membri”.
L’esempio è quello del sistema statunitense, “dove un governo federale dotato di poteri si affianca a regole fiscali poco flessibili per gli Stati, ai quali è per lo più vietato fare deficit. Le regole di bilancio equilibrato sono credibili - con la sanzione finale del default - proprio perché il livello federale si occupa della maggior parte della spesa discrezionale.”.
Ma per arrivare a questo risultato “dovremo evitare di ripetere gli errori del passato, espandendo la nostra periferia senza rafforzare il centro, altrimenti rischiamo di diluire l'Ue anziché metterla in condizione di agire”, precisa Draghi riferendosi all’allargamento dell’Unione a Balcani e Ucraina.
“Le strategie che hanno garantito la prosperità e la sicurezza dell'Europa in passato - la dipendenza dall'America per la sicurezza, dalla Cina per le esportazioni e dalla Russia per l'energia - sono diventate insufficienti, incerte o inaccettabili”, conclude. “La creazione di un'Unione più stretta si rivelerà alla fine l'unico modo per garantire la sicurezza e la prosperità che i cittadini europei desiderano”.
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