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Il prezzo del greggio continua a salire dopo i commenti sauditi

Pubblicato 15.02.2018, 09:15
Aggiornato 15.02.2018, 09:15
© Reuters.  Il prezzo del greggio continua a salire dopo i commenti sauditi

Investing.com - Il prezzo del greggio prosegue la sua salita questo giovedì, supportato ancora dalla notizia della seduta precedente di un aumento minore del previsto delle scorte statunitensi e dalle parole dell’Arabia Saudita, che ha ribadito il suo impegno nella riduzione della produzione.

Il contratto del greggio West Texas Intermediate con consegna a marzo schizza di 70 centesimi, o dell’1,16%, a 61,30 dollari al barile alle 03:05 ET (07:05 GMT), il massimo dall’8 febbraio.

Intanto, il greggio Brent con consegna ad aprile sull’ICE Futures Exchange di Londra va su di 45 centesimi, o dello 0,67%, a 64,79 dollari al barile, il massimo dall’8 febbraio.

Il prezzo è stato spinto dalle dichiarazioni del Ministro per l’Energia saudita Khalid al-Falih, secondo cui il suo paese si “atterrà” alla decisione di limitare la produzione per tutto il 2018.

L’Arabia Saudita, che può essere considerata a tutti gli effetti leader dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC), insieme ad alcuni paesi non-OPEC con a capo la Russia, a dicembre ha deciso di proseguire con i tagli alla produzione di greggio fino alla fine del 2018.

L’accordo per tagliare la produzione di 1,8 milioni di barili al giorno è stato siglato lo scorso inverno dall’OPEC, dalla Russia e da altri nove produttori. Il patto sarebbe dovuto scadere nel marzo 2018 ed era già stato prorogato.

Il prezzo dell’oro nero si è rafforzato inoltre grazie ai dati di ieri della Energy Information Administration, secondo cui le scorte statunitensi sono salite di 1,841 milioni di barili nella settimana terminata il 9 febbraio, meno dei 2,825 milioni di barili previsti.

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Tuttavia, dal report è emerso anche che la produzione petrolifera statunitense è salita ad un nuovo record di 10,27 milioni di barili al giorno, superando il livello del principale esportatore, l’Arabia Saudita, ed avvicinandosi a quello del principale produttore mondiale, la Russia.

I timori che l’aumento della produzione USA possano vanificare gli sforzi compiuti dall’OPEC per ridurre le scorte in esubero hanno pesato sul prezzo della materia prima negli ultimi mesi.

Intanto, i future della benzina salgono dello 0,48% a 1,724 dollari al gallone, mentre i future del gas naturale crollano dell’1,66% a 2,543 dollari per milione di BTU.

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