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Anteprima FOMC: la Fed ha fatto abbastanza?

Pubblicato 19.09.2023, 14:20
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Al termine dei due giorni di riunione della Federal Reserve, domani, si prevede che i tassi di interesse rimarranno invariati.

Il mercato dei bond sta inviando un chiaro segnale che, con l’andamento favorevole dell’inflazione, la Fed abbia probabilmente finito di alzare i tassi di interesse in questo ciclo economico. I mercati monetari assegnano una probabilità del 99% che la Fed lasci i tassi invariati domani, mentre le probabilità di rialzo a novembre sono stimate al 33%.

La decisione della Fed riflette un delicato gioco di equilibri, in quanto mira a sostenere la crescita economica tenendo sotto controllo l’inflazione. La banca centrale ha monitorato con attenzione le pressioni inflazionistiche e questo approccio basato sui dati ha portato ai precedenti rialzi dei tassi.

Tuttavia, gli ultimi segnali suggeriscono che l’inflazione potrebbe essere in fase di moderazione, offrendo alla Fed un po’ di respiro.

Ecco cosa si aspettano i principali osservatori della Fed da Jerome Powell e dal suo team.

UBS: “Ci aspettiamo un risultato relativamente dovish avvolto nella dipendenza dai dati... Pensiamo che i partecipanti siano generalmente a proprio agio con il livello dei tassi nominali e che il punto mediano nel 2023 sia rivisto al ribasso, con le revisioni al ribasso delle proiezioni sull’inflazione che ci aspettiamo. Questo non significa che il FOMC si impegnerà a non aumentare più i tassi. Ci aspettiamo anzi che il presidente Powell dica che il FOMC è pronto ad alzare ulteriormente i tassi, se necessario. Ci aspettiamo che il partecipante mediano sia disposto ad aspettare e vedere se l’inflazione in calo, rendendo il tasso reale più restrittivo nel tempo, possa fare il lavoro rimanente al posto loro”.

Nomura: “Prevediamo che la Fed manterrà i tassi al 5,25-5,50% nella riunione di settembre, in linea con le attuali valutazioni del mercato. I dati successivi alla riunione di luglio sono stati dovish. L’inflazione core è diminuita in modo significativo e vediamo segnali che indicano l’inizio di un processo di disinflazione sostenibile. Anche il mercato del lavoro ha iniziato a raffreddarsi gradualmente, con un rallentamento della crescita delle assunzioni e dei posti di lavoro vacanti negli ultimi dati. Prevediamo che il riepilogo delle proiezioni economiche mostri una crescita più rapida e un’inflazione core più bassa nel 2023, con modifiche limitate alle previsioni per il 2024 e oltre”.

Goldman Sachs: “La domanda immediata per i mercati è se il punto mediano continuerà a prevedere un ulteriore rialzo quest’anno al 5,5-5,75%, presumibilmente a novembre. Riteniamo che lo farà, ma solo con una stretta maggioranza e in parte con l’obiettivo strategico di preservare la flessibilità. Continuiamo a pensare che il FOMC deciderà in ultima analisi a novembre di aver compiuto sufficienti progressi nella lotta all’inflazione per lasciare invariato il tasso sui fondi”.

Citi: “È ampiamente previsto che il FOMC “salti” l’aumento domani alle 14.00 e i tassi sono probabilmente ora a 25 pb dal tasso terminale. La crescita molto più forte del previsto, il mercato del lavoro teso e il rischio residuo di rialzo dell’inflazione mantengono i rischi orientati verso i falchi. Il “punto” mediano del 2023 continuerà probabilmente a indicare un ulteriore rialzo dei tassi di 25 pb (che ci aspettiamo avvenga a novembre). Nel nostro scenario di base, il punto mediano del 2024 rimarrà invariato, ma i rischi sono quelli di uno spostamento verso l’alto, che rafforzerebbe il messaggio di tassi più alti più a lungo”.

Bank of America: “Ci aspettiamo che nella riunione del FOMC di settembre la Fed mantenga il range obiettivo dei federal funds al 5,25-5,5%. Questo risultato sarebbe coerente sia con le recenti comunicazioni della Fed che con le attuali quotazioni di mercato. Non prevediamo alcuna modifica alle politiche del bilancio della Fed”.

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