BUENOS AIRES/LONDRA (Reuters) - Le pressioni sulla valuta e sul mercato azionario argentino sono in aumento in seguito all'inaspettata vittoria alle primarie di Javier Milei, l'ultraliberista di estrema destra che vuole eliminare la banca centrale e punta alla 'dollarizzazione' dell'economia.
Milei ha dato una svolta alla corsa verso le elezioni presidenziali di ottobre, superando ampiamente le previsioni con circa il 30% dei voti, la percentuale più alta in oltre il 90% delle schede scrutinate.
I mercati scommettevano su un forte risultato dei candidati più moderati che invece hanno avuto una serata negativa durante lo scrutinio che fa da prova generale per le elezioni nazionali che si terranno tra due mesi.
Il risultato potrebbe indebolire il peso nei più gettonati mercati paralleli e influire sui bond, che sono saliti nelle ultime settimane. L'azionario argentino ha subìto un calo, con l'indice Global X MSCI Argentina ETF in ribasso del 4,3% nelle contrattazioni premarket statunitensi.
JPMorgan ha previsto "una crescente pressione sul tasso di cambio, con conseguente aumento del divario tra il tasso di cambio parallelo e quello ufficiale", secondo una nota dell'analista Diego Pereira.
Il tasso di cambio ufficiale è di 287 pesos per dollaro, mentre il tasso di cambio libero è più del doppio.
La banca d'affari Usa raccomanda di mantenere una posizione"marketweight" sui titoli di Stato argentini, dato che il panorama finanziario attuale "è destinato a deteriorarsi ulteriormente".
ANNI DI CRISI
In un contesto segnato da anni di crisi economica, I mercati argentini sono da tempo instabili.
Dopo un risultato shock simile alle elezioni primarie del 2019, i bond e la valuta sono crollati e rimangono in difficoltà, con il peso ora tenuto sotto controllo dai controlli sui flussi di capitale che il governo non è riuscito ad eliminare.
La terza economia dell'America Latina è alle prese con una grave crisi economica, con l'inflazione alle stelle e il calo delle riserve della banca centrale. Le riserve lorde ammontano a 23,8 miliardi di dollari, ma le riserve nette, scontando le passività, sono in rosso di oltre 8 miliardi di dollari, secondo alcune analisi.
La vittoria di ieri di Milei, l'economista che canta canzoni rock, aggiunge un'ulteriore incognita che potrebbe intaccare la fiducia del mercato, anche se i timori potrebbero essere mitigati dal fatto che Milei dovrà pur sempre affrontare una dura sfida a ottobre e un probabile ballottaggio a novembre, che metterebbe alla prova la sua capacità di conquistare più elettori.
Goldman Sachs (NYSE:GS) ha scritto in un report prima del voto che Milei sostiene "proposte politiche più radicali", tra cui la dollarizzazione e tagli drastici alla spesa, provocando una certa incertezza data la mancanza di una macchina politica consolidata.
A ottobre Milei dovrà competere in una corsa a tre contro l'ex ministro della Sicurezza Patricia Bullrich, candidata dei conservatori 'Insieme per il Cambiamento', e il candidato della coalizione peronista e ministro dell'Economia Sergio Massa.
Per essere eletto al primo turno, il 22 ottobre, un candidato dovrà ottenere il 45% dei voti o il 40% con un vantaggio di 10 punti rispetto al secondo classificato. In assenza di un vincitore assoluto, come sembra probabile, a novembre si terrà un ballottaggio tra i primi due candidati.
(Tradotto da Camilla Borri, editing Andrea Mandalà)