Investing.com - Le banche italiane ancora nel mirino delle agenzie di rating mentre restano sotto pressione al salire dello spread, anche oggi sopra i 310 punti.
Dopo le decisioni di Credit Suisse, infatti, anche Moody’s ha declassato i rating di 12 istituzioni finanziarie italiane, tra cui 8 banche tra le più importanti, i rating del debito non garantito di tre istituzioni e le valutazioni del rischio di controparte a lungo termine (CRA) di sette banche.
Questi gli istituti coinvolti nel giudizio di Moody’s:
Unicredit (MI:CRDI) (Baa2 da Baa1)
Intesa Sanpaolo (MI:ISP) (Baa2 da Baa1)
Banca IMI (LON:IMI) (Baa2(cr) da Baa1)
Cassa Depositi e Prestiti (Baa3 da Baa2)
Mediobanca (MI:MDBI) (Baa1 da A3)
Cariparma (Baa1 da A3)
FCA (MI:FCHA) Bank (Baa1 da A3)
Banca Nazionale del Lavoro (Baa1 da A3)
Credito Emiliano (MI:EMBI) (Baa2 da Baa1)
Cassa Centrale Raiffeisen (Baa2 da Baa1)
Invitalia (Baa3 da Baa2)
L'azione di rating di oggi conclude la revisione di downgrade avviata il 30 maggio 2018 ed è stata motivata dal downgrade del rating obbligazionario del Governo Italiano a Baa3 con outlook stabile da Baa2, rating in revisione per downgrade.
Moody's ha mantenuto il suo Macro Profilo Macro per l'Italia a Moderate+, mentre il contesto operativo per le banche è influenzato negativamente dalla maggiore sensibilità al rischio di eventi politici nel Paese, le condizioni di credito sono moderatamente migliorate a seguito di una sostanziale riduzione del livello di crediti problematici nel sistema bancario italiano negli ultimi due anni.
Moody's prevede ora che i crediti incagliati scendano al di sotto dell'11% degli impieghi lordi entro la fine del 2018, per poi ridursi ulteriormente nel 2019, a fronte di un picco di oltre il 18% nel 2015. Di conseguenza, l'agenzia ha ridotto il suo adeguamento negativo al profilo macro in materia di condizioni di credito ad una tacca da due.
Allo stesso tempo, Moody's ha mantenuto il suo aggiustamento negativo di un solo nodo al profilo macro per quanto riguarda le condizioni di finanziamento, riflettendo la difficile situazione di finanziamento all'ingrosso e l'elevata dipendenza delle banche dai finanziamenti della Banca Centrale Europea.