29 settembre (Reuters) - Le borse dell'area Asia-Pacifico si sono mosse in calo, con la sola esclusione dei mercati cinesi e di Tokio, queste ultime sostenute dai dati dell'economia americana e dal forte apprezzamento del dollaro. In ribasso le altre piazze, soprattutto la borsa di Hong Kong, che patisce per le manifestazioni politiche di protesta che si sono scatenate nell'ex colonia britannica.
Intorno alle 8,40 italiane l'indice Msci dell'area Asia-Pacifico (MIAPJ0000PUS), che non comprende Tokyo, scende dell'1,29%.
A HONG KONG il mercato si è mosso in deciso calo spinto dalle preoccupazioni per le manifestazioni di protesta per la democrazia, le più violente dal passaggio dell'ex colonia britannica sotto il controllo cinese. A metà seduta l'indice ha sfiorato un calo del 2%. Prada <1913.HK> perde l'1,55%.
SHANGHAI non ha risentito particolarmente dell'andamento della borsa di Hong Kong. L'indice CSI300 (CSI300) è in crescita dello 0,4%.I titoli di Beijing Shiji Information Technology <002153.SZ> hanno segnato un aumento del 10% dopo che Alibaba Group (N:BABA) ha acquistato il 15% del capitale del fornitore di tecnologie alberghiere per 457 milioni di dollari.
TAIWAN ha chiuso in calo, -0,32% a causa delle prese di beneficio in vista del fine mese e per l'incertezza negli altri mercati. Non si è comunque avuto un effetto sulla borsa delle proteste di Hong Kong. L'indice del settore elettronico (TELI) si è mosso in negativo (-0,34%) e il sottoindice del settore finanziario è sceso ancora di più (-0,56%).
SEUL ha chiuso in deciso calo, circa l'1%, segnando il minimo dal 7 aprile. Sulla seduta ha pesato l'andamento del dollaro sostenuto dai positivi dati dell'economia americana. Hanno pagato maggiormente i titoli delle società che dipendono dalla domanda cinese come il gruppo dell'acciaio Posco (KS:005940) che ha perso il 4,5% e il gruppo cantieristico Daewoo Shipbuilding & Marine Engineering (KS:042660) che ha lasciato sul terreno il 4,3%.
MUMBAI si muove in leggero rialzo, mentre è più deciso il guadagno dei titoli dei settori dell'export sostenuti dal forte aumento del dollaro.